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L’esercitazione sui rischi sismico e maremoto si svolge in Calabria e Sicilia 

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L’esercitazione sui rischi sismico e maremoto si svolge in Calabria e Sicilia 

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Dal 4 al 6 novembre le Regioni Calabria e Sicilia sono protagoniste dell’esercitazione “Sisma dello Stretto  2022” che ha l’obiettivo di testare la risposta operativa del Servizio Nazionale della protezione civile a un evento sismico, in un’area a elevata pericolosità. Il coordinamento dell’esercitazione è a cura del Dipartimento della protezione civile, d’intesa con le Regioni coinvolte e le Prefetture - UTG di Reggio Calabria e Messina. Sono numerose le componenti e le strutture operative che partecipano al test, tra questi rivestono un ruolo fondamentale i centri di competenza del Dipartimento per la loro attività di supporto tecnico e scientifico alle attività.

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L’evento storico di riferimento per lo scenario esercitativo è il terremoto che il 16 gennaio 1975, con epicentro nell’entroterra di Reggio Calabria, ha colpito l’area dello Stretto di Messina. Per rendere maggiormente significativa la risposta in termini di gestione dell’emergenza, nella simulazione è stata incrementata la magnitudo dell’evento (da ML=4.7 a ML= 6), capace di innescare anche frane e liquefazioni ed eventi di maremoto.
\nNegli scenari esercitativi sono coinvolti 37 comuni della Provincia di Reggio Calabria più Gioia Tauro, il cui porto è entry point per i soccorritori, e 19 comuni della Provincia di Messina.

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L’esercitazione si compone di una parte reale di “test” che prevede l’effettivo impiego di risorse a livello nazionale e locale in tutta una serie di attività di protezione civile e di una parte di attività da effettuare per “posti di comando”, ovvero da remoto, come la verifica della comunicazione tra centri operativi attivati ai diversi livelli territoriali. Osservatori speciali di queste attività sono i rappresentanti dei consolati stranieri in Italia in visita nei luoghi dell’esercitazione.  

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Durante “Sisma dello Stretto 2022” è prevista una nuova sperimentazione del sistema di allarme pubblico nazionale IT-alert per informare, tramite l’invio di notifiche istantanee sui cellulari, i cittadini che vivono, lavorano o transitano nei comuni costieri coinvolti nell’esercitazione rispetto al possibile arrivo di onde di maremoto per effetto del terremoto simulato.

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Per rendere realistico lo scenario esercitativo, si è scelto di prendere a riferimento il terremoto che si è verificato il 16 gennaio 1975 nell’area dello Stretto di Messina, per il quale, essendo un evento recente, sono disponibili sia parametri epicentrali strumentali sia indicazioni macrosismiche attendibili. 

\n

Questo evento ebbe una magnitudo oscillante tra un valore strumentale di ML=4.7 ed uno equivalente di Mw =5.3. L’epicentro strumentale fu individuato a circa 5 km dalla costa, nell’entroterra di Reggio Calabria, mentre quello macrosismico coincise con il capoluogo calabrese. La profondità fu stimata a 20 km. Le località che nel 1975 riportarono danni furono complessivamente una novantina, di cui 30 (10 comuni sulla costa siciliana e 20 comuni nell’area di Reggio Calabria) con lesioni gravi pari al 25%-50% delle abitazioni e circa il 10% di crolli. Sul territorio, a seguito del terremoto, si verificarono diverse frane che provocarono interruzioni delle strade provinciali.

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Per l’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” si è scelto di riprodurre lo stesso terremoto del 1975 con una magnitudo locale innalzata a ML = 6 (a cui corrisponde una magnitudo momento Mw = 6.2), per simulare anche l’innesco di effetti ambientali a terra come frane e liquefazioni ed eventi di maremoto, a seguito di frane sottomarine. In considerazione dell’incremento della magnitudo, il quadro degli effetti macrosismici, e quindi di danneggiamento, simulati con l’applicativo SIGE del Dipartimento della protezione civile, è cresciuto notevolmente. 

\n

Sulla base delle simulazioni effettuate nell’ambito del Sistema di Allertamento Nazionale per i Maremoti dall’Ingv, il potenziale evento di tsunami generato dal sisma comporterebbe la diramazione del livello di allerta Arancione, a indicare che le coste di quelle regioni potrebbero essere colpite da onde di maremoto con un’altezza inferiore a 0,5 metri e/o con un run up inferiore a 1 metro (per run up si intende la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua ingressione rispetto al livello medio del mare). Le zone costiere da evacuare preventivamente sono definite nelle mappe di inondazione elaborate da ISPRA, in cui al livello di allerta Arancione è associata la “zona di allertamento 1”.

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Per rendere realistico lo scenario esercitativo, si è scelto di prendere a riferimento il terremoto che si è verificato il 16 gennaio 1975 nell’area dello Stretto di Messina, per il quale, essendo un evento recente, sono disponibili sia parametri epicentrali strumentali sia indicazioni macrosismiche attendibili. 
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\r\nQuesto evento ebbe una magnitudo oscillante tra un valore strumentale di ML=4.7 ed uno equivalente di Mw =5.3. L’epicentro strumentale fu individuato a circa 5 km dalla costa, nell’entroterra di Reggio Calabria, mentre quello macrosismico coincise con il capoluogo calabrese. La profondità fu stimata a 20 km. Le località che nel 1975 riportarono danni furono complessivamente una novantina, di cui 30 (10 comuni sulla costa siciliana e 20 comuni nell’area di Reggio Calabria) con lesioni gravi pari al 25%-50% delle abitazioni e circa il 10% di crolli. Sul territorio, a seguito del terremoto, si verificarono diverse frane che provocarono interruzioni delle strade provinciali.
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\r\nPer l’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” si è scelto di riprodurre lo stesso terremoto del 1975 con una magnitudo locale innalzata a ML = 6 (a cui corrisponde una magnitudo momento Mw = 6.2), per simulare anche l’innesco di effetti ambientali a terra come frane e liquefazioni ed eventi di maremoto, a seguito di frane sottomarine. In considerazione dell’incremento della magnitudo, il quadro degli effetti macrosismici, e quindi di danneggiamento, simulati con l’applicativo SIGE del Dipartimento della protezione civile, è cresciuto notevolmente. 
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\r\nSulla base delle simulazioni effettuate nell’ambito del Sistema di Allertamento Nazionale per i Maremoti dall’Ingv, il potenziale evento di tsunami generato dal sisma comporterebbe la diramazione del livello di allerta Arancione, a indicare che le coste di quelle regioni potrebbero essere colpite da onde di maremoto con un’altezza inferiore a 0,5 metri e/o con un run up inferiore a 1 metro (per run up si intende la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua ingressione rispetto al livello medio del mare). Le zone costiere da evacuare preventivamente sono definite nelle mappe di inondazione elaborate da ISPRA, in cui al livello di allerta Arancione è associata la “zona di allertamento 1”.

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Sistema Informativo per la Gestione dell’Emergenza - fornisce un quadro territoriale dell’area colpita (con una capacità risolutiva di circa 150 parametri di rischio, tra cui popolazione, densità abitativa, numero e distribuzione stanze di albergo, numero e distribuzione aule scolastiche, che sono quelli contenuti nella sua banca dati), consente di calcolare le perdite, in termini di numero atteso di abitazioni crollate, inagibili, danneggiate, nonché di vittime, feriti, senza tetto, con una risoluzione a scala municipale per tutti i comuni ricadenti in un intorno di 50 Km dall’epicentro.

\n

Attraverso un sistema di reperibilità interna, l’Ufficio Valutazione, Prevenzione e Mitigazione del Rischio Sismico è in grado di rendere disponibile il Rapporto di Pronto Intervento, che raccoglie sia i dati territoriali che le perdite attese, indicando per queste ultime, oltre ai valori medi, anche dei limiti inferiori e superiori che costituiscono indirettamente una misura della incertezza insita nelle stime.

\n

In occasione di tutti gli eventi di una certa gravità che si sono verificati dal 1996 è stato predisposto il Rapporto di Pronto Intervento e, attraverso un confronto con i dati reali, è stato possibile effettuare delle operazioni di “taratura” delle metodologie e dei parametri che governano le stime.

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Sistema Informativo per la Gestione dell’Emergenza - fornisce un quadro territoriale dell’area colpita (con una capacità risolutiva di circa 150 parametri di rischio, tra cui popolazione, densità abitativa, numero e distribuzione stanze di albergo, numero e distribuzione aule scolastiche, che sono quelli contenuti nella sua banca dati), consente di calcolare le perdite, in termini di numero atteso di abitazioni crollate, inagibili, danneggiate, nonché di vittime, feriti, senza tetto, con una risoluzione a scala municipale per tutti i comuni ricadenti in un intorno di 50 Km dall’epicentro.
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\r\nAttraverso un sistema di reperibilità interna, l’Ufficio Valutazione, Prevenzione e Mitigazione del Rischio Sismico è in grado di rendere disponibile il Rapporto di Pronto Intervento, che raccoglie sia i dati territoriali che le perdite attese, indicando per queste ultime, oltre ai valori medi, anche dei limiti inferiori e superiori che costituiscono indirettamente una misura della incertezza insita nelle stime.
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\r\nIn occasione di tutti gli eventi di una certa gravità che si sono verificati dal 1996 è stato predisposto il Rapporto di Pronto Intervento e, attraverso un confronto con i dati reali, è stato possibile effettuare delle operazioni di “taratura” delle metodologie e dei parametri che governano le stime.

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Il Sige fornisce un quadro territoriale dell’area colpita e consente di calcolare le perdite con una risoluzione a scala municipale per i comuni entro i 50 chilometri dall’epicentro

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Il Sige fornisce un quadro territoriale dell’area colpita e consente di calcolare le perdite con una risoluzione a scala municipale per i comuni entro i 50 chilometri dall’epicentro

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Le coste del Mediterraneo sono state interessate nel corso dei secoli da numerosi eventi di maremoto che hanno trovato la loro origine nell’elevata sismicità dell’area. Proprio in considerazione dell’esposizione a tale rischio delle coste del territorio italiano, il 17 febbraio 2017 è stata firmata la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce il SiAM-Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel Mar Mediterraneo, sotto il coordinamento del Dipartimento della protezione civile.

\n

All’interno di questo Sistema, l’Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - che opera attraverso il Cat (Centro di allerta tsunami) - ha il compito di valutare, nell’area di propria competenza, la possibilità che un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 5.5, con epicentro in mare o vicino alla costa, possa generare un maremoto e di stimare i tempi di arrivo dell’onda lungo i differenti tratti di costa. I dati mareografici forniti dall'Ispra - Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale consentono di confermare o meno l’eventuale maremoto. Sulla base delle valutazioni del Cat, il Dipartimento della Protezione Civile – tramite la Sala Situazioni Italia – ha il compito di diffondere i messaggi di allerta per attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile.

\n

In attuazione di quanto previsto dalla Direttiva istitutiva del SiAM, il 15 novembre 2018, è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Capo Dipartimento contenente le Indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto. Scopo principale del provvedimento, fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale elementi utili alla pianificazione di protezione civile, in relazione a questo specifico rischio, per la salvaguardia della popolazione presente lungo le coste.

\n

In merito al SiAM è importante sottolineare che, nonostante la scienza della previsione rapida e accurata dei maremoti abbia compiuto negli ultimi anni importanti passi avanti, non è sempre possibile emanare tempestivamente un’allerta e che la valutazione effettuata dal Cat dell’Ingv non assicura la certezza che a valle dell’emissione dell’allerta si verifichi un evento di maremoto e non garantisce nemmeno che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione del messaggio di allerta. Inoltre, nel caso di terremoti tsunamigenici molto vicini alle coste italiane, l’arrivo dei messaggi di allerta SiAM potrebbe avvenire, nelle aree prossime all’area origine del terremoto, in tempi non sufficienti per attivare le misure preventive di salvaguardia della popolazione. In generale quindi, è di fondamentale importanza che il cittadino sappia riconoscere i fenomeni precursori di un maremoto e conosca le norme di autoprotezione. Per questo, è importante avviare attività di prevenzione, finalizzate alla riduzione del rischio e alla diffusione delle conoscenze di protezione civile.

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Le coste del Mediterraneo sono state interessate nel corso dei secoli da numerosi eventi di maremoto che hanno trovato la loro origine nell’elevata sismicità dell’area. Proprio in considerazione dell’esposizione a tale rischio delle coste del territorio italiano, il 17 febbraio 2017 è stata firmata la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce il SiAM-Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel Mar Mediterraneo, sotto il coordinamento del Dipartimento della protezione civile.
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\r\nAll’interno di questo Sistema, l’Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - che opera attraverso il Cat (Centro di allerta tsunami) - ha il compito di valutare, nell’area di propria competenza, la possibilità che un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 5.5, con epicentro in mare o vicino alla costa, possa generare un maremoto e di stimare i tempi di arrivo dell’onda lungo i differenti tratti di costa. I dati mareografici forniti dall'Ispra - Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale consentono di confermare o meno l’eventuale maremoto. Sulla base delle valutazioni del Cat, il Dipartimento della Protezione Civile – tramite la Sala Situazioni Italia – ha il compito di diffondere i messaggi di allerta per attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile.
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\r\nIn attuazione di quanto previsto dalla Direttiva istitutiva del SiAM, il 15 novembre 2018, è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Capo Dipartimento contenente le Indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto. Scopo principale del provvedimento, fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale elementi utili alla pianificazione di protezione civile, in relazione a questo specifico rischio, per la salvaguardia della popolazione presente lungo le coste.

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In merito al SiAM è importante sottolineare che, nonostante la scienza della previsione rapida e accurata dei maremoti abbia compiuto negli ultimi anni importanti passi avanti, non è sempre possibile emanare tempestivamente un’allerta e che la valutazione effettuata dal Cat dell’Ingv non assicura la certezza che a valle dell’emissione dell’allerta si verifichi un evento di maremoto e non garantisce nemmeno che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione del messaggio di allerta. Inoltre, nel caso di terremoti tsunamigenici molto vicini alle coste italiane, l’arrivo dei messaggi di allerta SiAM potrebbe avvenire, nelle aree prossime all’area origine del terremoto, in tempi non sufficienti per attivare le misure preventive di salvaguardia della popolazione. In generale quindi, è di fondamentale importanza che il cittadino sappia riconoscere i fenomeni precursori di un maremoto e conosca le norme di autoprotezione. Per questo, è importante avviare attività di prevenzione, finalizzate alla riduzione del rischio e alla diffusione delle conoscenze di protezione civile.

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Il 4 novembre è la giornata in cui si verifica l’evento sismico ed è quindi dedicata all’attivazione dei Centri di coordinamento locali e nazionali e allo svolgimento dei primi scenari operativi locali gestiti dal livello territoriale, con le proprie risorse.
\n•    Ore 10:00 l’Ingv comunica l’evento sismico al Dipartimento della protezione civile; a seguire il SiAM dirama l’allerta maremoto e il Dipartimento invia il messaggio IT-alert. Vengono avviate le attività locali 
\n•    Ore 11:00 Si riunisce il Comitato Operativo della protezione civile
\n•    Ore 16:00 Viene istituita la DICOMAC-Direzione di Comando e Controllo a Reggio Calabria e vengono avviate le attività 
\n•    Ore 20:00 Si chiudono le attività della prima giornata

\n

Il 5 novembre è la giornata dedicata allo svolgimento degli scenari operativi “nazionali” nelle Province di Reggio Calabria e di Messina. La DICOMAC continua a svolgere le attività di coordinamento sul territorio.
\n•    Ore 8:00 Iniziano le attività in DICOMAC 
\nDurante la giornata, si svolgono le attività  in DICOMAC e gli scenari operativi
\n•    Ore 20:00 Si chiudono le attività in DICOMAC
\n    
\nIl 6 novembre è dedicato alle attività di debriefing.
\n•    Ore 9:00 Inizia il debriefing
\n•    Ore 12:00 Terminano le attività  

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Il 4 novembre è la giornata in cui si verifica l’evento sismico ed è quindi dedicata all’attivazione dei Centri di coordinamento locali e nazionali e allo svolgimento dei primi scenari operativi locali gestiti dal livello territoriale, con le proprie risorse.
\r\n•    Ore 10:00 l’Ingv comunica l’evento sismico al Dipartimento della protezione civile; a seguire il SiAM dirama l’allerta maremoto e il Dipartimento invia il messaggio IT-alert. Vengono avviate le attività locali 
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\r\n•    Ore 16:00 Viene istituita la DICOMAC-Direzione di Comando e Controllo a Reggio Calabria e vengono avviate le attività 
\r\n•    Ore 20:00 Si chiudono le attività della prima giornata

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Il 5 novembre è la giornata dedicata allo svolgimento degli scenari operativi “nazionali” nelle Province di Reggio Calabria e di Messina. La DICOMAC continua a svolgere le attività di coordinamento sul territorio.
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\r\nDurante la giornata, si svolgono le attività  in DICOMAC e gli scenari operativi
\r\n•    Ore 20:00 Si chiudono le attività in DICOMAC
\r\n    
\r\nIl 6 novembre è dedicato alle attività di debriefing.
\r\n•    Ore 9:00 Inizia il debriefing
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Tra gli obiettivi generali dell’esercitazione, c’è la verifica del modello d’intervento nazionale previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 sul “Programma Nazionale di Soccorso per il Rischio Sismico” (PNSRS). In particolare, il test riguarda l’operatività della struttura organizzativa nazionale per la gestione dell’emergenza, attraverso l’attività del Comitato operativo di protezione civile e l’istituzione a Reggio Calabria di una struttura di coordinamento nazionale DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo).

\n

L’esercitazione è anche l’occasione per verificare lo stato di attuazione del PNSRS nelle Regioni Calabria e Sicilia, con particolare riguardo alle Province di Reggio Calabria e Messina, anche per valutare l’eventuale necessità di procedere a un aggiornamento del documento.

\n

Altro scopo strategico dell’esercitazione è l’attuazione, la verifica e il successivo aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile esistenti, alla luce di quanto previsto dai recenti “Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali” del 30 aprile 2021. In tali Indirizzi, sul tema delle esercitazioni di protezione civile, viene infatti ribadita l’importanza di:

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Tra gli obiettivi generali dell’esercitazione, c’è la verifica del modello d’intervento nazionale previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 sul “Programma Nazionale di Soccorso per il Rischio Sismico” (PNSRS). In particolare, il test riguarda l’operatività della struttura organizzativa nazionale per la gestione dell’emergenza, attraverso l’attività del Comitato operativo di protezione civile e l’istituzione a Reggio Calabria di una struttura di coordinamento nazionale DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo).

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L’esercitazione è anche l’occasione per verificare lo stato di attuazione del PNSRS nelle Regioni Calabria e Sicilia, con particolare riguardo alle Province di Reggio Calabria e Messina, anche per valutare l’eventuale necessità di procedere a un aggiornamento del documento.

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Altro scopo strategico dell’esercitazione è l’attuazione, la verifica e il successivo aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile esistenti, alla luce di quanto previsto dai recenti “Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali” del 30 aprile 2021. In tali Indirizzi, sul tema delle esercitazioni di protezione civile, viene infatti ribadita l’importanza di:

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Direttiva inerente il “Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico”

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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VISTA la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante \"l'istituzione del Servizio nazionale della protezione civile\" e successive modificazioni ed integrazioni;

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VISTO il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, concernente il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali\" e, in particolare, gli articoli 107 e 108;

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VISTO il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, recante \"disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile\"; e, in particolare, visto l'articolo 5, comma 2, che affida al Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con le Regioni e gli Enti locali, la predisposizione degli indirizzi operativi e dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza;

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VISTO l'articolo 3 del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della Regione interessata, autorizza il Presidente del Consiglio dei Ministri a disporre, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, il coinvolgimento delle strutture nazionali del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;

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VISTO il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2012, n. 100;

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VISTO il decreto-legge 14 agosto 2013, n.93, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 ottobre 2013, n. 119;

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VISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519, relativa agli indirizzi generali inerenti la pericolosità sismica del territorio;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, recante \"indirizzi operativi per la gestione delle emergenze\";

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, recante \"organizzazione e funzionamento di SISTEMA presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile\";

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 agosto 2013, recante \"Nuova costituzione e modalità di funzionamento del Comitato operativo della protezione civile\";

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 giugno 2011, recante \"indirizzi operativi per l'attivazione e la gestione di moduli sanitari in caso di catastrofe\";

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 maggio 2011, recante \"Approvazione del modello per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell'emergenza post-sismica e del relativo manuale di compilazione\";

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VISTA la circolare del Capo del Dipartimento della protezione civile del 28 maggio 2010 prot. DPC/EME/41948 riguardante la \"programmazione e l'organizzazione delle attività addestrative di protezione civile\";

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 luglio 2011 recante \"Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di Stato e delle informazioni classificate\";

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del l0 novembre 2011, recante \"Regole tecniche per la definizione del contenuto del Repertorio nazionale dei dati territoriali, nonché delle modalità di prima costituzione e di aggiornamento dello stesso\";

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RAVVISATA l'esigenza di predisporre un Programma nazionale di soccorso, nel rispetto delle attribuzioni di cui al comma 4-ter dell'articolo 5 del decreto legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 200 l, n. 401, inerente l'intervento del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare eventi sismici ricompresi nella fattispecie individuate dall'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

\n

RAVVISATA, altresì, la necessità di individuare gli indirizzi per la definizione delle pianificazioni d'emergenza, per quanto di competenza, delle Componenti e delle Strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, al fine di perseguire gli obiettivi del coordinamento e della direzione unitaria dell'intervento delle medesime, a fronte di eventi sismici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i.;

\n

SU PROPOSTA del Capo del Dipartimento della protezione civile;

\n

ACQUISITA l'intesa della Conferenza unificata in data 7 novembre 2013;

\n

EMANA la seguente direttiva inerente il \"Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico\".

\n

Il Programma nazionale di soccorso persegue l'obiettivo del coordinamento e della direzione unitaria dell'intervento del Servizio nazionale della protezione civile, fornendo gli indirizzi per la predisposizione delle pianificazioni di emergenza, per quanto di rispettiva competenza, del Dipartimento della protezione civile e delle componenti e delle strutture operative di cui agli articoli 6 e 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i., in particolare per il contrasto agli eventi sismici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della medesima legge.
\nFornisce, inoltre, le indicazioni per l'aggiornamento e la verifica della pianificazione di emergenza, anche mediante periodiche esercitazioni, nonché individua i soggetti preposti alla promozione di percorsi formativi e di azioni finalizzate alla crescita della conoscenza di protezione civile. Restano ferme le competenze affidate alle Regioni dalla normativa vigente, e quelle proprie delle Regioni a statuto speciale. Per le Province autonome di Trento e Bolzano sono fatte salve le competenze riconosciute dallo Statuto speciale (DPR del 31 agosto 1972, n. 670) e dalle relative norme di attuazione.  In tale contesto le Province autonome e le Regioni a statuto speciale provvedono ad adeguare la presente direttiva alle norme degli Statuti di autonomia e degli Statuti Speciali.

\n

Ferma restando la natura \"concorrente\" della materia della protezione civile, ai sensi degli articoli 117 e 118 della Costituzione come novellati dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 - e nel rispetto, quindi, dei principi di sussidiarietà, orizzontale e verticale, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione - tutti i soggetti a vario titolo competenti, istituzionalmente e territorialmente, devono concorrere all'attività di protezione civile, finanche a quelle di pianificazione e gestione dell'emergenza, ai sensi dell'articolo 6, comma 1 e 2 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, pur nel rispetto delle proprie prerogative istituzionali e procedure interne; in tal senso, possono essere previsti specifici accordi o intese ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e s.m.i..

\n

La direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, concernete \"indirizzi operativi per la gestione delle emergenze\", presupposto indispensabile per assicurare l'ottimizzazione della capacità di allertamento, attivazione e intervento del Servizio nazionale della protezione civile, stabilisce che la prima risposta ad eventi emergenziali deve essere garantita, in modo quanto più immediato, dai sistemi locali di protezione civile, a meno di eventi catastrofici che ne annullino la prima capacità di reazione. Nell'ottica propria della protezione civile, che in ogni suo agire promuove la cultura della previsione e della prevenzione e che pone al centro della propria sfera di interesse il cittadino, inteso peraltro come soggetto \"attivo\" e non passivo delle azioni programmate, pianificate ed eventualmente poste in essere, preme inoltre affermare il carattere resiliente che deve essere perseguito, ai diversi livelli territoriali e istituzionali, nella strutturazione dei sistemi di protezione civile e nella predisposizione dei relativi strumenti di pianificazione dell'emergenza.

\n

A supporto e integrazione della risposta locale, qualora gli eventi, in funzione dell'intensità e dell'estensione richiedano l'impiego di risorse aggiuntive, potranno essere attivati ulteriori livelli di coordinamento, fino a quello nazionale, come nei casi rientranti nella fattispecie di cui all'articolo 2, comma l, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\n

Per tali eventi emergenziali, l'ambito di intervento del Servizio nazionale della protezione civile è definito dall'articolo 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\n

La puntuale attuazione, da parte delle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, degli indirizzi qui formulati, favorirà il raggiungimento in emergenza degli obiettivi sopra riportati attraverso la definizione delle pianificazioni di emergenza ai diversi livelli di competenza territoriale ed istituzionale, che costituiscono il presupposto per assicurare il concorso operativo in emergenza dei soggetti a vario titolo interessati. L'approccio generale deve comunque assicurare flessibilità - quindi capacità di adattamento alle molteplici esigenze operative e alla variabilità dei fattori condizionanti, anche ove imprevisti o imprevedibili - e sostenibilità, cioè ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse disponibili, umane e strumentali.

\n

In ambito di pianificazione delle emergenze di protezione civile, l'insieme degli elementi funzionali alla gestione operativa e delle azioni da porre in essere per fronteggiare le diverse esigenze che si possono manifestare a seguito di eventi emergenziali, rappresenta il modello d'intervento. In particolare, al fine di garantire il necessario coordinamento operativo, il modello d'intervento definisce nel rispetto delle vigenti normative statali e regionali nonché sulla base di accordi o intese specifiche - ruoli e responsabilità dei vari soggetti coinvolti, con il relativo flusso delle comunicazioni, individuando nel contempo i luoghi del coordinamento operativo. Questi ultimi, secondo prassi consuetudinaria consolidata, vengono strutturati per Funzioni di supporto. Attesa infatti la complessità delle attività che è necessario porre in essere in emergenza, e la numerosità dei soggetti a vario titolo coinvolti o interessati, il lavoro nei luoghi del coordinamento viene organizzato per obiettivi, assegnati alle varie Funzioni di supporto attivate, al cui perseguimento concorrono - in maniera coordinata e raccordata - tutti gli enti e le amministrazioni a vario titolo competenti in ordinario per tipologia di attività.

\n

In pianificazione, pertanto, risulta opportuno definire le Funzioni di supporto da attivare in emergenza - in maniera sostenibile e comunque flessibile e variabile a seconda delle caratteristiche dell'evento in questione - attribuendo a ognuna di esse gli obiettivi e gli ambiti di attività da svolgere, individuandone un responsabile nonché dei referenti per ogni ente o amministrazione comunque interessate e istituzionalmente o territorialmente competente. Responsabili e referenti devono essere adeguatamente coinvolti e preparati attraverso appositi programmi di formazione ed addestramento e, in ordinario, definiscono procedure e acquisiscono dati e informazioni necessari a garantire le attività della Funzione di pertinenza, contribuendo di fatto ad aggiornare e a implementare la pianificazione di protezione civile.

\n

Ferma restando la necessità di stabilire l'unitarietà del coordinamento delle Funzioni di supporto, tutti i soggetti chiamati a concorrere alla gestione della Funzione svolgono le specifiche attività secondo le proprie competenze istituzionali e nel rispetto delle procedure interne degli enti e delle amministrazioni di appartenenza. Ove necessario, a tal fine, anche sulla base di eventuali accordi o intese tra l'Amministrazione responsabile del coordinamento, ai differenti livelli di competenza, e gli altri enti e amministrazioni coinvolti nella gestione dell'emergenza.

\n

All'attuazione della presente direttiva si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

\n

1. PIANIFICAZIONE DELL'EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALE, INTERCOMUNALE E PROVINCIALE E MODELLO D’INTERVENTO REGIONALE

\n

La pianificazione dell'emergenza di protezione civile è un'attività di sistema, cui devono concorrere tutti i soggetti a vario titolo competenti, istituzionalmente e territorialmente. L'efficacia del sistema generale di risposta a un'emergenza, sia per le azioni poste in essere a livello locale sia, ove necessario, per il supporto reso disponibile dall'esterno, è fortemente condizionata alla piena e completa definizione di adeguati strumenti di pianificazione comunali e/o intercomunali e provinciali, nonché alla definizione del modello d'intervento regionale. Dette pianificazioni, da un lato, forniscono indicazioni circa le modalità di attivazione del sistema territoriale di protezione civile e, dall'altro, riportano gli elementi conoscitivi di base utili a consentire la piena applicazione del modello d'intervento nazionale.

\n

Ai livelli comunale e provinciale, le pianificazioni di emergenza devono essere redatte, ai sensi dell'articolo 108 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sulla base degli indirizzi regionali,  contemplando le indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile con la citata Direttiva del 3 dicembre 2008. La pianificazione provinciale di emergenza, fatto salvo quanto stabilito dalle legislazioni regionali in materia di protezione civile e anche sulla base di specifici  accordi e protocolli tra le amministrazioni, è redatta, d'intesa e in forma sinergica, dalla Provincia e - in particolare per quanto attiene agli aspetti connessi con le attivazioni in emergenza delle strutture statali del territorio di competenza - dal Prefetto; ove necessario, atteso anche il disposto dell'articolo 14, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i., in raccordo con la
\nRegione.

\n

Il modello d'intervento regionale individua i criteri e le modalità di intervento del sistema regionale di protezione civile in caso di emergenza, con particolare riferimento: alla catena del coordinamento operativo e ai relativi flussi di comunicazione; al raccordo con le Prefetture-UTG, in particolare per quanto concerne l'intervento delle risorse statuali presenti sul territorio regionale, e con le province; al modello d'intervento sanitario; alla logistica d'emergenza e alle procedure di attivazione delle colonne mobili regionali; all'impiego del volontariato regionale; alle azioni di supporto ai Comuni e agli enti locali, sempre con riferimento al principio di sussidiarietà e con particolare riguardo agli aspetti del soccorso, dell'assistenza alla popolazione e del ripristino della continuità dell'azione amministrativa.

\n

Il modello di intervento di cui al punto precedente costituisce parte integrante del piano regionale di protezione civile che, ai sensi dell'articolo l-bis del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2012, n. 100, può essere approvato dalle Regioni, con propria deliberazione

\n

Inoltre, detto modello d'intervento potrà prevedere specifiche procedure previamente concordate, anche in relazione a quanto contemplato dal successivo paragrafo 2 della presente Direttiva, con il Dipartimento della protezione civile utili per favorire l'intervento del Servizio nazionale della protezione civile, con particolare riguardo al concorso delle altre Regioni e delle Province Autonome, in caso di eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225.

\n

2. PIANI NAZIONALI DI EMERGENZA

\n

A livello nazionale, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, devono essere predisposti i Piani per l'attuazione delle misure di emergenza (di seguito Piani nazionali) in caso di eventi sismici calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\n

I Piani nazionali per rischio sismico si compongono di una prima parte, che definisce la Struttura organizzativa nazionale, e di una seconda parte, che riporta l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, definiti su scala regionale.

\n

La Struttura organizzativa nazionale, definita in allegato 1 e articolata per funzioni di supporto, è indipendente dalla localizzazione dell'evento per la quale viene eventualmente attivata ed è finalizzata al coordinamento ed alla direzione unitaria degli interventi del livello nazionale in emergenza. Essa individua gli obiettivi di massima e le conseguenti azioni che devono porre in essere i soggetti a vario titolo competenti ed interessati, nell'ambito degli organi di coordinamento nazionali.

\n

L'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio di una determinata regione sono definiti sulla base delle informazioni all'uopo fornite dalle Regioni e dalle Province Autonome al Dipartimento della protezione civile, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, secondo lo schema riportato in allegato 2. Tali informazioni sono reperite, di norma, sulla base delle pianificazioni dell'emergenza predisposte nell'ambito dei sistemi regionali di protezione civile ovvero dei dati in possesso delle Amministrazioni regionali, e permettono di definire gli elementi per il perseguimento degli obiettivi riportati nella Struttura organizzativa nazionale. All'interno del documento sono previste sezioni riguardanti l'inquadramento del territorio regionale, la pericolosità dello stesso sulla base di quanto stabilito dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519, gli elementi conoscitivi, sia in termini di funzionalità che di vulnerabilità, delle infrastrutture e delle reti dei servizi essenziali, gli elementi di base del sistema di protezione civile del territorio regionale.

\n

I Piani nazionali prendono a riferimento il quadro della pericolosità dei territori regionali, prescindendo dai singoli scenari di riferimento, scarsamente significativi per tale livello di pianificazione.

\n

Nei Piani nazionali, pertanto, per gli elementi infrastrutturali e strutturali di interesse rilevante ai fini dell'intervento del Sistema nazionale della protezione civile, devono essere contenuti tutti gli elementi conoscitivi disponibili, al fine di poter valutare le più opportune modalità di intervento, sulla base degli effetti del sisma realmente avvenuto. In tal senso, preliminarmente, sulla base delle caratteristiche di pericolosità e delle informazioni rese disponibili in termini di vulnerabilità e di valore esposto, può essere utile disporre di una valutazione preventiva del rischio, riportata nei documenti contenenti l'organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, anche facendo riferimento ad un livello di scuotimento derivato dalle mappe di pericolosità sismica nazionale, per i diversi periodi di ritorno. In relazione, ad esempio, agli elementi infrastrutturali e strutturali di interesse rilevante ai fini dell'intervento in emergenza, riportati nei documenti riguardanti l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, successivamente all'evento sismico e prima dell'eventuale decisione di impiego di tali soluzioni, sarà comunque opportuno prevedere una fase, ancorché speditiva, di verifica e rilievo dell'agibilità e della fruibilità di tali elementi. Tale approccio risulta ancor più importante in relazione alle peculiarità del territorio nazionale, spesso caratterizzato da un'orografia tale da non consentire un'agevole accessibilità, anche in considerazione di manifeste vulnerabilità delle infrastrutture e dell'edificato, nonché degli elementi connessi alla gestione degli interventi in emergenza.

\n

I dati conoscitivi degli aspetti organizzativi, infrastrutturali e strutturali delle singole realtà territoriali riferiti all'allegato 2, vengono forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome al Dipartimento della protezione civile ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i. Ai sensi del medesimo articolo, le componenti e le strutture operative, previa richiesta, forniscono al Dipartimento della protezione civile, ulteriori dati e informazioni utili al perseguimento degli obiettivi riportati nel presente Programma, fatto salvo quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 luglio 2011.

\n

Tali dati devono essere georiferiti e forniti mediante formati compatibili con le più comuni piattaforme GIS; gli stessi dovranno essere, inoltre, corredati dai relativi metadati, che ne descrivano le proprietà e le caratteristiche, redatti in maniera conforme agli standard previsti dal Repertorio Nazionale dei dati territoriali di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del l0 novembre 2011, in modo da essere organizzati nell'ambito del Sistema Informativo Territoriale (SIT) del Dipartimento della protezione civile.

\n

Al fine di configurare un sistema distribuito per l'interscambio e la condivisione dei dati tra i diversi soggetti del Servizio nazionale della protezione civile, è inoltre opportuno che gli stessi dati, assieme a quelli cartografici di base di pertinenza regionale, siano organizzati nell'ambito dei SlT regionali che, qualora compatibili, rendono disponibili al Dipartimento i dati anche tramite i servizi web standard previsti dalla Direttiva europea lnspire (2007/2/CE del 14 marzo 2007) e dal decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 32.

\n

I dati conoscitivi di cui sopra vengono organizzati in documenti riguardanti l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, redatti dalle Regioni e dalle Province Autonome, di concerto con le Prefetture-UTG e gli Enti locali e sottoposti all'intesa del Dipartimento della protezione civile. Successivamente, il Dipartimento della protezione dà diffusione dei documenti nell'ambito del Comitato operativo della protezione civile, anche per la redazione di specifici piani di settore dei componenti il Comitato stesso.

\n

Le Regioni e le Province Autonome assicurano con cadenza annuale l'aggiornamento dei documenti di propria competenza ovvero danno comunicazione di variazioni significative al Dipartimento della protezione civile ogniqualvolta verranno apportate modifiche.

\n

I Piani nazionali - parte integrante del presente Programma nazionale rappresentano la base di dati e informazioni per l'organizzazione della risposta operativa di livello nazionale, a fronte di eventi sismici emergenziali di cui al citato articolo 2, comma l, lettera c, della legge n. 225 del 1992 e s.m.i., in funzione dei danneggiamenti, delle criticità e della risposta operativa in atto sul territorio interessato dall'evento, nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, parte integrante del presente Programma.

\n

3. PIANI DI SETTORE DELLE COMPONENTI E DELLE STRUTTURE OPERATIVE

\n

Le componenti e le strutture operative di cui agli artt. 6 e Il della legge n. 225 del 1992 e s.m.i., in particolare quelle chiamate a concorrere alle attività del Comitato operativo della protezione civile, anche nella sua forma \"allargata\", predispongono pianificazioni di settore che consentano l'integrazione del proprio modello organizzativo per l'intervento in caso di emergenza di protezione civile, con le attivazioni dei livelli nazionale e territoriali, nel rispetto dell'organizzazione interna e della propria catena di comando e controllo. Dette pianificazioni, in particolare, sono definite nel rispetto delle indicazioni riportate nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 e, ove disponibili, in relazione alle disposizioni riportate nei Piani nazionali nonché sulla base delle pianificazioni dell'emergenza di protezione civile comunali, intercomunali e provinciali e dei modelli d'intervento regionali ovvero, ove predisposti, dei Piani regionali di protezione civile.

\n

4. ESERCITAZIONI, FORMAZIONE E COMUNICAZIONE
\nOgni pianificazione deve prevedere le modalità di aggiornamento e di periodica verifica, anche per il tramite di esercitazioni e prove di soccorso, di cui alla \"Circolare riguardante la programmazione e l'organizzazione delle attività addestrative di protezione civile\" del 28/05/2010 n. DPC/EME/41948 del Capo del Dipartimento della protezione civile.

\n

Il Dipartimento della protezione civile, d'intesa con le Regioni e le Province Autonome interessate, promuove periodiche esercitazioni di livello nazionale, prioritariamente per posti di comando, per la verifica delle indicazioni contenute nei Piani nazionali, con il coinvolgimento degli enti locali e delle Prefetture – UTG nonché delle componenti e delle strutture operative nazionali e, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401.

\n

Le Regioni e le Province Autonome programmano ed organizzano, nell'ambito delle proprie risorse finanziarie ordinariamente disponibili, di concerto con gli enti locali e le Prefetture - UTG e in collaborazione con le componenti e le strutture operative del sistema locale di protezione civile, esercitazioni di protezione civile, anche per posti di comando, per la verifica del modello d'intervento regionale, ovvero, ove predisposto, del Piano regionale di protezione civile, con particolare riferimento alle indicazioni contenute nelle pianificazioni dell'emergenza di protezione civile di livello comunale, intercomunale e provinciale.

\n

Le componenti e le strutture operative verificano i propri piani di settore nelle esercitazioni nazionali promosse dal Dipartimento della protezione civile ovvero attraverso attività addestrative o prove di soccorso promosse nell'ambito delle attività d'Istituto o di verifica interna, di competenza di ognuno dei soggetti sopra richiamati.

\n

Le Regioni e le Province Autonome - anche, ove necessario, richiedendo il supporto in termini di conoscenza del Dipartimento della protezione civile promuovono, altresì, opportuni percorsi formativi rivolti al personale chiamato a concorrere alla predisposizione e all'attuazione della pianificazione di emergenza di protezione civile appartenente alla Regione, agli enti locali, alle organizzazioni di volontariato nonché, anche previa intesa con le competenti Prefetture - UTG, alle strutture operative statuali presenti sui territori di competenza.

\n

Inoltre, le Regioni e le Province Autonome promuovono la realizzazione di specifiche iniziative e percorsi educativi sulla cultura di protezione civile, rivolte ai cittadini, anche prevedendo dirette forme di supporto ai Sindaci nella realizzazione di attività finalizzate alla comunicazione ai cittadini circa i contenuti dei piani di emergenza, ai sensi dell'articolo 12 della legge 3 agosto 199 n. 265.

\n

Allegato 1
\nAllegato 2

\n

Roma, 14 gennaio 2014

\n

Il Presidente del Consiglio dei Ministri
\nEnrico Letta

\n","value":"

Direttiva inerente il “Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico”

\r\n\r\n

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

\r\n\r\n

VISTA la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante \"l'istituzione del Servizio nazionale della protezione civile\" e successive modificazioni ed integrazioni;

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, concernente il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali\" e, in particolare, gli articoli 107 e 108;

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, recante \"disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile\"; e, in particolare, visto l'articolo 5, comma 2, che affida al Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con le Regioni e gli Enti locali, la predisposizione degli indirizzi operativi e dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza;

\r\n\r\n


\r\nVISTO l'articolo 3 del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della Regione interessata, autorizza il Presidente del Consiglio dei Ministri a disporre, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, il coinvolgimento delle strutture nazionali del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2012, n. 100;

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto-legge 14 agosto 2013, n.93, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 ottobre 2013, n. 119;

\r\n\r\n


\r\nVISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519, relativa agli indirizzi generali inerenti la pericolosità sismica del territorio;

\r\n\r\n


\r\nVISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, recante \"indirizzi operativi per la gestione delle emergenze\";

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, recante \"organizzazione e funzionamento di SISTEMA presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile\";

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 agosto 2013, recante \"Nuova costituzione e modalità di funzionamento del Comitato operativo della protezione civile\";

\r\n\r\n


\r\nVISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 giugno 2011, recante \"indirizzi operativi per l'attivazione e la gestione di moduli sanitari in caso di catastrofe\";

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 maggio 2011, recante \"Approvazione del modello per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell'emergenza post-sismica e del relativo manuale di compilazione\";

\r\n\r\n


\r\nVISTA la circolare del Capo del Dipartimento della protezione civile del 28 maggio 2010 prot. DPC/EME/41948 riguardante la \"programmazione e l'organizzazione delle attività addestrative di protezione civile\";

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 luglio 2011 recante \"Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di Stato e delle informazioni classificate\";

\r\n\r\n


\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del l0 novembre 2011, recante \"Regole tecniche per la definizione del contenuto del Repertorio nazionale dei dati territoriali, nonché delle modalità di prima costituzione e di aggiornamento dello stesso\";

\r\n\r\n


\r\nRAVVISATA l'esigenza di predisporre un Programma nazionale di soccorso, nel rispetto delle attribuzioni di cui al comma 4-ter dell'articolo 5 del decreto legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 200 l, n. 401, inerente l'intervento del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare eventi sismici ricompresi nella fattispecie individuate dall'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

\r\n\r\n


\r\nRAVVISATA, altresì, la necessità di individuare gli indirizzi per la definizione delle pianificazioni d'emergenza, per quanto di competenza, delle Componenti e delle Strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, al fine di perseguire gli obiettivi del coordinamento e della direzione unitaria dell'intervento delle medesime, a fronte di eventi sismici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i.;

\r\n\r\n


\r\nSU PROPOSTA del Capo del Dipartimento della protezione civile;

\r\n\r\n


\r\nACQUISITA l'intesa della Conferenza unificata in data 7 novembre 2013;

\r\n\r\n


\r\nEMANA la seguente direttiva inerente il \"Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico\".

\r\n\r\n

Il Programma nazionale di soccorso persegue l'obiettivo del coordinamento e della direzione unitaria dell'intervento del Servizio nazionale della protezione civile, fornendo gli indirizzi per la predisposizione delle pianificazioni di emergenza, per quanto di rispettiva competenza, del Dipartimento della protezione civile e delle componenti e delle strutture operative di cui agli articoli 6 e 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i., in particolare per il contrasto agli eventi sismici di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della medesima legge.
\r\nFornisce, inoltre, le indicazioni per l'aggiornamento e la verifica della pianificazione di emergenza, anche mediante periodiche esercitazioni, nonché individua i soggetti preposti alla promozione di percorsi formativi e di azioni finalizzate alla crescita della conoscenza di protezione civile. Restano ferme le competenze affidate alle Regioni dalla normativa vigente, e quelle proprie delle Regioni a statuto speciale. Per le Province autonome di Trento e Bolzano sono fatte salve le competenze riconosciute dallo Statuto speciale (DPR del 31 agosto 1972, n. 670) e dalle relative norme di attuazione.  In tale contesto le Province autonome e le Regioni a statuto speciale provvedono ad adeguare la presente direttiva alle norme degli Statuti di autonomia e degli Statuti Speciali.

\r\n\r\n

Ferma restando la natura \"concorrente\" della materia della protezione civile, ai sensi degli articoli 117 e 118 della Costituzione come novellati dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 - e nel rispetto, quindi, dei principi di sussidiarietà, orizzontale e verticale, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione - tutti i soggetti a vario titolo competenti, istituzionalmente e territorialmente, devono concorrere all'attività di protezione civile, finanche a quelle di pianificazione e gestione dell'emergenza, ai sensi dell'articolo 6, comma 1 e 2 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, pur nel rispetto delle proprie prerogative istituzionali e procedure interne; in tal senso, possono essere previsti specifici accordi o intese ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e s.m.i..

\r\n\r\n

La direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, concernete \"indirizzi operativi per la gestione delle emergenze\", presupposto indispensabile per assicurare l'ottimizzazione della capacità di allertamento, attivazione e intervento del Servizio nazionale della protezione civile, stabilisce che la prima risposta ad eventi emergenziali deve essere garantita, in modo quanto più immediato, dai sistemi locali di protezione civile, a meno di eventi catastrofici che ne annullino la prima capacità di reazione. Nell'ottica propria della protezione civile, che in ogni suo agire promuove la cultura della previsione e della prevenzione e che pone al centro della propria sfera di interesse il cittadino, inteso peraltro come soggetto \"attivo\" e non passivo delle azioni programmate, pianificate ed eventualmente poste in essere, preme inoltre affermare il carattere resiliente che deve essere perseguito, ai diversi livelli territoriali e istituzionali, nella strutturazione dei sistemi di protezione civile e nella predisposizione dei relativi strumenti di pianificazione dell'emergenza.

\r\n\r\n

A supporto e integrazione della risposta locale, qualora gli eventi, in funzione dell'intensità e dell'estensione richiedano l'impiego di risorse aggiuntive, potranno essere attivati ulteriori livelli di coordinamento, fino a quello nazionale, come nei casi rientranti nella fattispecie di cui all'articolo 2, comma l, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\r\n\r\n

Per tali eventi emergenziali, l'ambito di intervento del Servizio nazionale della protezione civile è definito dall'articolo 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\r\n\r\n

La puntuale attuazione, da parte delle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, degli indirizzi qui formulati, favorirà il raggiungimento in emergenza degli obiettivi sopra riportati attraverso la definizione delle pianificazioni di emergenza ai diversi livelli di competenza territoriale ed istituzionale, che costituiscono il presupposto per assicurare il concorso operativo in emergenza dei soggetti a vario titolo interessati. L'approccio generale deve comunque assicurare flessibilità - quindi capacità di adattamento alle molteplici esigenze operative e alla variabilità dei fattori condizionanti, anche ove imprevisti o imprevedibili - e sostenibilità, cioè ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse disponibili, umane e strumentali.

\r\n\r\n

In ambito di pianificazione delle emergenze di protezione civile, l'insieme degli elementi funzionali alla gestione operativa e delle azioni da porre in essere per fronteggiare le diverse esigenze che si possono manifestare a seguito di eventi emergenziali, rappresenta il modello d'intervento. In particolare, al fine di garantire il necessario coordinamento operativo, il modello d'intervento definisce nel rispetto delle vigenti normative statali e regionali nonché sulla base di accordi o intese specifiche - ruoli e responsabilità dei vari soggetti coinvolti, con il relativo flusso delle comunicazioni, individuando nel contempo i luoghi del coordinamento operativo. Questi ultimi, secondo prassi consuetudinaria consolidata, vengono strutturati per Funzioni di supporto. Attesa infatti la complessità delle attività che è necessario porre in essere in emergenza, e la numerosità dei soggetti a vario titolo coinvolti o interessati, il lavoro nei luoghi del coordinamento viene organizzato per obiettivi, assegnati alle varie Funzioni di supporto attivate, al cui perseguimento concorrono - in maniera coordinata e raccordata - tutti gli enti e le amministrazioni a vario titolo competenti in ordinario per tipologia di attività.

\r\n\r\n

In pianificazione, pertanto, risulta opportuno definire le Funzioni di supporto da attivare in emergenza - in maniera sostenibile e comunque flessibile e variabile a seconda delle caratteristiche dell'evento in questione - attribuendo a ognuna di esse gli obiettivi e gli ambiti di attività da svolgere, individuandone un responsabile nonché dei referenti per ogni ente o amministrazione comunque interessate e istituzionalmente o territorialmente competente. Responsabili e referenti devono essere adeguatamente coinvolti e preparati attraverso appositi programmi di formazione ed addestramento e, in ordinario, definiscono procedure e acquisiscono dati e informazioni necessari a garantire le attività della Funzione di pertinenza, contribuendo di fatto ad aggiornare e a implementare la pianificazione di protezione civile.

\r\n\r\n

Ferma restando la necessità di stabilire l'unitarietà del coordinamento delle Funzioni di supporto, tutti i soggetti chiamati a concorrere alla gestione della Funzione svolgono le specifiche attività secondo le proprie competenze istituzionali e nel rispetto delle procedure interne degli enti e delle amministrazioni di appartenenza. Ove necessario, a tal fine, anche sulla base di eventuali accordi o intese tra l'Amministrazione responsabile del coordinamento, ai differenti livelli di competenza, e gli altri enti e amministrazioni coinvolti nella gestione dell'emergenza.

\r\n\r\n

All'attuazione della presente direttiva si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

\r\n\r\n

1. PIANIFICAZIONE DELL'EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALE, INTERCOMUNALE E PROVINCIALE E MODELLO D’INTERVENTO REGIONALE

\r\n\r\n

La pianificazione dell'emergenza di protezione civile è un'attività di sistema, cui devono concorrere tutti i soggetti a vario titolo competenti, istituzionalmente e territorialmente. L'efficacia del sistema generale di risposta a un'emergenza, sia per le azioni poste in essere a livello locale sia, ove necessario, per il supporto reso disponibile dall'esterno, è fortemente condizionata alla piena e completa definizione di adeguati strumenti di pianificazione comunali e/o intercomunali e provinciali, nonché alla definizione del modello d'intervento regionale. Dette pianificazioni, da un lato, forniscono indicazioni circa le modalità di attivazione del sistema territoriale di protezione civile e, dall'altro, riportano gli elementi conoscitivi di base utili a consentire la piena applicazione del modello d'intervento nazionale.

\r\n\r\n

Ai livelli comunale e provinciale, le pianificazioni di emergenza devono essere redatte, ai sensi dell'articolo 108 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sulla base degli indirizzi regionali,  contemplando le indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile con la citata Direttiva del 3 dicembre 2008. La pianificazione provinciale di emergenza, fatto salvo quanto stabilito dalle legislazioni regionali in materia di protezione civile e anche sulla base di specifici  accordi e protocolli tra le amministrazioni, è redatta, d'intesa e in forma sinergica, dalla Provincia e - in particolare per quanto attiene agli aspetti connessi con le attivazioni in emergenza delle strutture statali del territorio di competenza - dal Prefetto; ove necessario, atteso anche il disposto dell'articolo 14, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i., in raccordo con la
\r\nRegione.

\r\n\r\n

Il modello d'intervento regionale individua i criteri e le modalità di intervento del sistema regionale di protezione civile in caso di emergenza, con particolare riferimento: alla catena del coordinamento operativo e ai relativi flussi di comunicazione; al raccordo con le Prefetture-UTG, in particolare per quanto concerne l'intervento delle risorse statuali presenti sul territorio regionale, e con le province; al modello d'intervento sanitario; alla logistica d'emergenza e alle procedure di attivazione delle colonne mobili regionali; all'impiego del volontariato regionale; alle azioni di supporto ai Comuni e agli enti locali, sempre con riferimento al principio di sussidiarietà e con particolare riguardo agli aspetti del soccorso, dell'assistenza alla popolazione e del ripristino della continuità dell'azione amministrativa.

\r\n\r\n

Il modello di intervento di cui al punto precedente costituisce parte integrante del piano regionale di protezione civile che, ai sensi dell'articolo l-bis del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2012, n. 100, può essere approvato dalle Regioni, con propria deliberazione

\r\n\r\n

Inoltre, detto modello d'intervento potrà prevedere specifiche procedure previamente concordate, anche in relazione a quanto contemplato dal successivo paragrafo 2 della presente Direttiva, con il Dipartimento della protezione civile utili per favorire l'intervento del Servizio nazionale della protezione civile, con particolare riguardo al concorso delle altre Regioni e delle Province Autonome, in caso di eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225.

\r\n\r\n

2. PIANI NAZIONALI DI EMERGENZA

\r\n\r\n

A livello nazionale, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, devono essere predisposti i Piani per l'attuazione delle misure di emergenza (di seguito Piani nazionali) in caso di eventi sismici calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i..

\r\n\r\n

I Piani nazionali per rischio sismico si compongono di una prima parte, che definisce la Struttura organizzativa nazionale, e di una seconda parte, che riporta l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, definiti su scala regionale.

\r\n\r\n

La Struttura organizzativa nazionale, definita in allegato 1 e articolata per funzioni di supporto, è indipendente dalla localizzazione dell'evento per la quale viene eventualmente attivata ed è finalizzata al coordinamento ed alla direzione unitaria degli interventi del livello nazionale in emergenza. Essa individua gli obiettivi di massima e le conseguenti azioni che devono porre in essere i soggetti a vario titolo competenti ed interessati, nell'ambito degli organi di coordinamento nazionali.

\r\n\r\n

L'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio di una determinata regione sono definiti sulla base delle informazioni all'uopo fornite dalle Regioni e dalle Province Autonome al Dipartimento della protezione civile, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, secondo lo schema riportato in allegato 2. Tali informazioni sono reperite, di norma, sulla base delle pianificazioni dell'emergenza predisposte nell'ambito dei sistemi regionali di protezione civile ovvero dei dati in possesso delle Amministrazioni regionali, e permettono di definire gli elementi per il perseguimento degli obiettivi riportati nella Struttura organizzativa nazionale. All'interno del documento sono previste sezioni riguardanti l'inquadramento del territorio regionale, la pericolosità dello stesso sulla base di quanto stabilito dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, n. 3519, gli elementi conoscitivi, sia in termini di funzionalità che di vulnerabilità, delle infrastrutture e delle reti dei servizi essenziali, gli elementi di base del sistema di protezione civile del territorio regionale.

\r\n\r\n

I Piani nazionali prendono a riferimento il quadro della pericolosità dei territori regionali, prescindendo dai singoli scenari di riferimento, scarsamente significativi per tale livello di pianificazione.

\r\n\r\n

Nei Piani nazionali, pertanto, per gli elementi infrastrutturali e strutturali di interesse rilevante ai fini dell'intervento del Sistema nazionale della protezione civile, devono essere contenuti tutti gli elementi conoscitivi disponibili, al fine di poter valutare le più opportune modalità di intervento, sulla base degli effetti del sisma realmente avvenuto. In tal senso, preliminarmente, sulla base delle caratteristiche di pericolosità e delle informazioni rese disponibili in termini di vulnerabilità e di valore esposto, può essere utile disporre di una valutazione preventiva del rischio, riportata nei documenti contenenti l'organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, anche facendo riferimento ad un livello di scuotimento derivato dalle mappe di pericolosità sismica nazionale, per i diversi periodi di ritorno. In relazione, ad esempio, agli elementi infrastrutturali e strutturali di interesse rilevante ai fini dell'intervento in emergenza, riportati nei documenti riguardanti l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, successivamente all'evento sismico e prima dell'eventuale decisione di impiego di tali soluzioni, sarà comunque opportuno prevedere una fase, ancorché speditiva, di verifica e rilievo dell'agibilità e della fruibilità di tali elementi. Tale approccio risulta ancor più importante in relazione alle peculiarità del territorio nazionale, spesso caratterizzato da un'orografia tale da non consentire un'agevole accessibilità, anche in considerazione di manifeste vulnerabilità delle infrastrutture e dell'edificato, nonché degli elementi connessi alla gestione degli interventi in emergenza.

\r\n\r\n

I dati conoscitivi degli aspetti organizzativi, infrastrutturali e strutturali delle singole realtà territoriali riferiti all'allegato 2, vengono forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome al Dipartimento della protezione civile ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e s.m.i. Ai sensi del medesimo articolo, le componenti e le strutture operative, previa richiesta, forniscono al Dipartimento della protezione civile, ulteriori dati e informazioni utili al perseguimento degli obiettivi riportati nel presente Programma, fatto salvo quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 luglio 2011.

\r\n\r\n

Tali dati devono essere georiferiti e forniti mediante formati compatibili con le più comuni piattaforme GIS; gli stessi dovranno essere, inoltre, corredati dai relativi metadati, che ne descrivano le proprietà e le caratteristiche, redatti in maniera conforme agli standard previsti dal Repertorio Nazionale dei dati territoriali di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del l0 novembre 2011, in modo da essere organizzati nell'ambito del Sistema Informativo Territoriale (SIT) del Dipartimento della protezione civile.

\r\n\r\n

Al fine di configurare un sistema distribuito per l'interscambio e la condivisione dei dati tra i diversi soggetti del Servizio nazionale della protezione civile, è inoltre opportuno che gli stessi dati, assieme a quelli cartografici di base di pertinenza regionale, siano organizzati nell'ambito dei SlT regionali che, qualora compatibili, rendono disponibili al Dipartimento i dati anche tramite i servizi web standard previsti dalla Direttiva europea lnspire (2007/2/CE del 14 marzo 2007) e dal decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 32.

\r\n\r\n

I dati conoscitivi di cui sopra vengono organizzati in documenti riguardanti l'Organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio, redatti dalle Regioni e dalle Province Autonome, di concerto con le Prefetture-UTG e gli Enti locali e sottoposti all'intesa del Dipartimento della protezione civile. Successivamente, il Dipartimento della protezione dà diffusione dei documenti nell'ambito del Comitato operativo della protezione civile, anche per la redazione di specifici piani di settore dei componenti il Comitato stesso.

\r\n\r\n

Le Regioni e le Province Autonome assicurano con cadenza annuale l'aggiornamento dei documenti di propria competenza ovvero danno comunicazione di variazioni significative al Dipartimento della protezione civile ogniqualvolta verranno apportate modifiche.

\r\n\r\n

I Piani nazionali - parte integrante del presente Programma nazionale rappresentano la base di dati e informazioni per l'organizzazione della risposta operativa di livello nazionale, a fronte di eventi sismici emergenziali di cui al citato articolo 2, comma l, lettera c, della legge n. 225 del 1992 e s.m.i., in funzione dei danneggiamenti, delle criticità e della risposta operativa in atto sul territorio interessato dall'evento, nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, parte integrante del presente Programma.

\r\n\r\n


\r\n3. PIANI DI SETTORE DELLE COMPONENTI E DELLE STRUTTURE OPERATIVE

\r\n\r\n

Le componenti e le strutture operative di cui agli artt. 6 e Il della legge n. 225 del 1992 e s.m.i., in particolare quelle chiamate a concorrere alle attività del Comitato operativo della protezione civile, anche nella sua forma \"allargata\", predispongono pianificazioni di settore che consentano l'integrazione del proprio modello organizzativo per l'intervento in caso di emergenza di protezione civile, con le attivazioni dei livelli nazionale e territoriali, nel rispetto dell'organizzazione interna e della propria catena di comando e controllo. Dette pianificazioni, in particolare, sono definite nel rispetto delle indicazioni riportate nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 e, ove disponibili, in relazione alle disposizioni riportate nei Piani nazionali nonché sulla base delle pianificazioni dell'emergenza di protezione civile comunali, intercomunali e provinciali e dei modelli d'intervento regionali ovvero, ove predisposti, dei Piani regionali di protezione civile.

\r\n\r\n


\r\n4. ESERCITAZIONI, FORMAZIONE E COMUNICAZIONE
\r\nOgni pianificazione deve prevedere le modalità di aggiornamento e di periodica verifica, anche per il tramite di esercitazioni e prove di soccorso, di cui alla \"Circolare riguardante la programmazione e l'organizzazione delle attività addestrative di protezione civile\" del 28/05/2010 n. DPC/EME/41948 del Capo del Dipartimento della protezione civile.

\r\n\r\n

Il Dipartimento della protezione civile, d'intesa con le Regioni e le Province Autonome interessate, promuove periodiche esercitazioni di livello nazionale, prioritariamente per posti di comando, per la verifica delle indicazioni contenute nei Piani nazionali, con il coinvolgimento degli enti locali e delle Prefetture – UTG nonché delle componenti e delle strutture operative nazionali e, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401.

\r\n\r\n

Le Regioni e le Province Autonome programmano ed organizzano, nell'ambito delle proprie risorse finanziarie ordinariamente disponibili, di concerto con gli enti locali e le Prefetture - UTG e in collaborazione con le componenti e le strutture operative del sistema locale di protezione civile, esercitazioni di protezione civile, anche per posti di comando, per la verifica del modello d'intervento regionale, ovvero, ove predisposto, del Piano regionale di protezione civile, con particolare riferimento alle indicazioni contenute nelle pianificazioni dell'emergenza di protezione civile di livello comunale, intercomunale e provinciale.

\r\n\r\n

Le componenti e le strutture operative verificano i propri piani di settore nelle esercitazioni nazionali promosse dal Dipartimento della protezione civile ovvero attraverso attività addestrative o prove di soccorso promosse nell'ambito delle attività d'Istituto o di verifica interna, di competenza di ognuno dei soggetti sopra richiamati.

\r\n\r\n

Le Regioni e le Province Autonome - anche, ove necessario, richiedendo il supporto in termini di conoscenza del Dipartimento della protezione civile promuovono, altresì, opportuni percorsi formativi rivolti al personale chiamato a concorrere alla predisposizione e all'attuazione della pianificazione di emergenza di protezione civile appartenente alla Regione, agli enti locali, alle organizzazioni di volontariato nonché, anche previa intesa con le competenti Prefetture - UTG, alle strutture operative statuali presenti sui territori di competenza.

\r\n\r\n

Inoltre, le Regioni e le Province Autonome promuovono la realizzazione di specifiche iniziative e percorsi educativi sulla cultura di protezione civile, rivolte ai cittadini, anche prevedendo dirette forme di supporto ai Sindaci nella realizzazione di attività finalizzate alla comunicazione ai cittadini circa i contenuti dei piani di emergenza, ai sensi dell'articolo 12 della legge 3 agosto 199 n. 265.

\r\n\r\n

Allegato 1
\r\nAllegato 2

\r\n\r\n

Roma, 14 gennaio 2014

\r\n\r\n


\r\nIl Presidente del Consiglio dei Ministri
\r\nEnrico Letta

\r\n"},"field_abstract":{"processed":"

Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014

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Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

\n

VISTI gli articoli 116 e 117 della Costituzione;

\n

VISTA la legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante “Disposizioni per la difesa del mare”, in particolare, gli articoli 10 e 11;

\n

VISTO il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, recante “Attuazione delle direttive Euratom 89/618, 90/641, 96/29 in materia di radiazioni ionizzanti, 2009/71 in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari e 2011/70 in materia di gestione sicura del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi derivanti da attività civili”;

\n

VISTO il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” e, in particolare, gli articoli 17, 30, 31, 32 e 33;

\n

VISTA la legge 21 novembre 2000, n. 353 recante “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 luglio 2002, recante “Trasferimento alle regioni degli uffici periferici del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali – Servizio idrografico e mareografico” e, in particolare, l’articolo 9 relativo alla trasmissione dei dati delle Regioni al Dipartimento della protezione civile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’11 ottobre 2002, n. 239;

\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile 21 ottobre 2003 recante “Disposizioni attuative dell’art. 2, commi 2, 3 e 4, dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, recante primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 ottobre 2003, n. 252;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004 e successive modifiche, concernente gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’11 marzo 2004, n. 59;

\n

VISTO il decreto del Ministro dell’Interno 27 gennaio 2005, relativo all’“Istituzione di un Centro di coordinamento nazionale per fronteggiare le situazioni di crisi in materia di viabilità”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2 febbraio 2005, n. 26;

\n

VISTA la legge 11 febbraio 2005, n. 15, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge 7 agosto 1990, n. 241, concernenti norme generali sull'azione amministrativa”;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2005, recante “Linee Guida per la predisposizione del piano d'emergenza esterna” di cui all'articolo 20, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 6 marzo 2005, n. 62;

\n

VISTO il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante “Codice dell’Amministrazione digitale”;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 febbraio 2006 recante “Linee guida per la pianificazione di emergenza nelle aree portuali interessate dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 22 febbraio 2006, n. 44;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 febbraio 2006 recante “Linee guida per la pianificazione di emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 22 febbraio 2006, n. 44;

\n

VISTO il decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, recante “Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229” e, in particolare, gli articoli 1 e 24;

\n

VISTO il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante “Norme in materia ambientale”;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2006, recante “Coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 13 aprile 2006, n. 87;

\n

VISTA la direttiva del Capo del Dipartimento della protezione civile 2 maggio 2006, recante “Indicazioni per il coordinamento operativo di emergenze dovute a incidenti stradali, ferroviari, aerei e in mare, ad esplosioni e crolli di strutture e ad incidenti con presenza di sostanze pericolose”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 3 maggio 2006, n. 101;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 febbraio 2007, recante “Linee guida per l'informazione alla popolazione sul rischio industriale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 marzo 2007, n. 53;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2008, relativo alla “Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 febbraio 2009, n. 41;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2008, recante “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 13 febbraio 2009, n. 36;

\n

VISTO il decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 32 “Attuazione della direttiva 2007/2/CE, che istituisce un’infrastruttura per l’informazione territoriale della Comunità europea (INSPIRE)”;

\n

VISTO il decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 “Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni” e, in particolare, l’articolo 7;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2010, recante “Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 24 maggio 2010, n. 119;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 novembre 2010, recante “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti di idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti marini”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 novembre 2010, n. 271;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 1 luglio 2011, in materia di “Lotta attiva agli incendi boschivi”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 7 settembre 2011, n. 208;

\n

VISTO il decreto interministeriale 10 novembre 2011, recante “Adozione del sistema di riferimento geodetico nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 febbraio 2012, n. 48;

\n

VISTO il decreto interministeriale 10 novembre 2011, recante “Regole tecniche per la definizione del contenuto del Repertorio nazionale dei dati territoriali, nonché delle modalità di prima costituzione e di aggiornamento dello stesso”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 febbraio 2012, n. 48;

\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 12 gennaio 2012 in tema di tutela della salute e della sicurezza dei volontari di protezione civile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 6 aprile 2012, n. 82;

\n

VISTA l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 29 febbraio 2012, n. 4007, recante “Attuazione dell’art. 11 del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77”, in merito ai contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico per l’anno 2011, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 7 marzo 2012, n. 56;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 9 novembre 2012, inerente agli “Indirizzi operativi volti ad assicurare l'unitaria partecipazione delle organizzazioni di volontariato all'attività di protezione civile” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 1 febbraio 2013, n. 27;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2014, relativa al “Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 4 aprile 2014, n. 79;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 febbraio 2014, recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 maggio 2014, n. 108;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2014, recante l’“Istituzione del Nucleo Tecnico Nazionale (NTN) per il rilievo del danno e la valutazione di agibilità nell'emergenza post-sismica e approvazione dell'aggiornamento del modello per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell'emergenza post-sismica e del relativo manuale di compilazione”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 ottobre 2014, n. 243;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2014, recante gli “Indirizzi operativi inerenti l’attività di protezione civile nell’ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 novembre 2014, n. 256;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 24 febbraio 2015, inerente agli Indirizzi operativi inerenti la predisposizione della parte dei piani di gestione relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile di cui al decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 31 marzo 2015, n. 75;

\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile del 2 febbraio 2015, recante “Indicazioni alle Componenti ed alle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile inerenti l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza ai fini dell’evacuazione cautelativa della popolazione della Zona rossa vesuviana”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 31 marzo 2015, n. 75;

\n

VISTE le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, inerenti a “La determinazione dei criteri generali per l’individuazione dei Centri operativi di Coordinamento e delle Aree di Emergenza” del 31 marzo 2015;

\n

VISTA la direttiva del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo 23 aprile 2015, relativa alle “Procedure per la gestione delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso di emergenze derivanti da calamità naturalipubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 23 luglio 2015, n. 169;

\n

VISTO il decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105, recante “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”;

\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 novembre 2015 recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio per le aree soggette a ricaduta di materiale piroclastico - Zona gialla”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 gennaio 2016, n. 13;

\n

VISTE le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, recanti “Metodi e criteri per l’omogeneizzazione dei messaggi del Sistema di allertamento nazionale per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico e della risposta del sistema di protezione civile” del 10 febbraio 2016;

\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 giugno 2016, recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 agosto 2016, n. 193;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 giugno 2016, recante “Individuazione della Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario per il coordinamento dei soccorsi sanitari urgenti nonché dei Referenti Sanitari Regionali in caso di emergenza nazionale”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 20 agosto 2016, n. 194;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2017, recante “Istituzione del Sistema d’Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma - SIAM” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 giugno 2017, n. 128;

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VISTO il decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, recante “Codice della protezione civile” e, in particolare, gli articoli 3, 5, 6, 8, 10, 11, 12, 15, 17, 18, 23, 24, 25, 38, 39 e 40;

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VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 2 ottobre 2018, recante “Indicazioni alle Componenti ed alle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 15 novembre 2018, n. 266;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 7 gennaio 2019, recante “Impiego dei medici delle Aziende sanitarie locali nei Centri operativi comunali ed intercomunali, degli infermieri ASL per l’assistenza alla popolazione e la scheda SVEI per la valutazione delle esigenze immediate della popolazione assistita” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 20 marzo 2019, n. 67;

\n

VISTO il decreto legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito nella legge 14 giugno 2019, n. 55, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici” ed, in particolare, l’articolo 28 recante modifiche al decreto legislativo 1 agosto 2003, n. 259, “Codice delle comunicazioni elettroniche”;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 12 agosto 2019, recante “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale nell’ambito del rischio valanghe”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2 ottobre 2019, n. 231;

\n

VISTO il decreto legislativo 6 febbraio 2020, n. 4, recante “Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 2 gennaio 2018, recante “Codice della Protezione Civile”;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 24 febbraio 2020, inerente ai “Rimborsi spettanti ai datori di lavoro pubblici e privati dei volontari, ai volontari lavoratori autonomi/liberi professionisti e alle organizzazioni di volontariato per le attività di protezione civile autorizzate” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 maggio 2020, n.127;

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VISTO il decreto del Segretario Generale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, n. 121 del 26 marzo 2020, recante \"Disciplina la riorganizzazione della Unità di Crisi coordinamento Nazionale\";

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 23 ottobre 2020, recante “Allertamento di protezione civile e sistema di allarme pubblico IT-Alert”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 febbraio 2021, n. 36;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 18, comma 4, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, le modalità di organizzazione e svolgimento dell’attività di pianificazione di protezione civile e del relativo monitoraggio, aggiornamento e valutazione sono disciplinate con direttiva da adottarsi ai sensi dell’articolo 15 del medesimo decreto, al fine di garantire un quadro coordinato in tutto il territorio nazionale e l’integrazione tra i sistemi di protezione civile dei diversi territori, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, l’articolazione di base dell’esercizio della funzione di protezione civile a livello territoriale è organizzata nell’ambito della pianificazione di cui all’articolo 18 del medesimo decreto che, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, definisce gli ambiti territoriali e organizzativi ottimali individuati dalle Regioni, sulla base dei criteri generali fissati ai sensi dell’articolo 18, comma 4;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018, il Presidente del Consiglio di ministri, con direttiva di cui all’articolo 15 del medesimo decreto, predispone gli indirizzi per lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di protezione civile di cui all’articolo 2 del decreto, al fine di assicurarne l’unitarietà nel rispetto delle peculiarità dei territori;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettere c) e d) del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, il Presidente del Consiglio dei ministri si avvale del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri per l’elaborazione delle proposte delle direttive di cui all’articolo 15, nonché per l’elaborazione ed il coordinamento dell’attuazione dei piani nazionali riferiti a specifici scenari di rischio di rilevanza nazionale e dei programmi nazionali di soccorso contenenti il modello di intervento per l’organizzazione della risposta operativa in caso o in vista di eventi calamitosi di rilievo nazionale;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 10, comma 4, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, con la direttiva di cui al successivo articolo 18, comma 4, sono individuati i contenuti tecnici minimi per l’efficace assolvimento, da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle attribuzioni di cui al medesimo articolo 10;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, le Regioni, sulla base dei criteri generali fissati ai sensi dell’articolo 18, comma 4, del medesimo decreto favoriscono l’individuazione del livello ottimale di organizzazione di protezione civile a livello territoriale al fine di garantire l’effettività delle funzioni di protezione civile, nonché l’organizzazione di modalità di supporto per gli interventi da porre in essere in occasione di emergenze di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), ivi inclusa l’organizzazione dei presidi territoriali;

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CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, i Comuni, anche in forma associata, nonché ai sensi dell’articolo 1, della legge 7 aprile 2014, n. 56, assicurano l’attuazione delle attività di protezione civile nei rispettivi territori, secondo quanto stabilito nella pianificazione di cui all’articolo 18, nel rispetto delle disposizioni contenute nel medesimo decreto legislativo, delle leggi regionali in materia di protezione civile e del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile, possono essere adottate direttive del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di assicurare, sul piano tecnico, l’indirizzo unitario, nel rispetto delle peculiarità dei territori, per l’esercizio della funzione e lo svolgimento delle attività di protezione civile, nell’ambito dei limiti e delle finalità delle quali, il Capo del Dipartimento della protezione civile, può adottare indicazioni operative volte all’attuazione di specifiche disposizioni in esse contenute da parte del Servizio nazionale della protezione civile, consultando preventivamente le componenti e le strutture operative nazionali interessate;

\n

RAVVISATA la necessità di ottimizzare la capacità di pianificazione di protezione civile per favorire un’adeguata risposta alle emergenze locali dovute ad eventi calamitosi e di omogeneizzare il metodo di pianificazione ai diversi livelli territoriali;

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SU PROPOSTA del Capo del Dipartimento della protezione civile;

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ACQUISITA l’intesa della Conferenza unificata in data 25 marzo 2021;

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EMANA

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la seguente direttiva recanteIndirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali.

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1. Finalità e principi generali

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La presente direttiva è emanata in attuazione dell’articolo 18 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, recante “Codice della protezione civile” (di seguito “Codice”). In particolare, il comma 4 del suddetto articolo stabilisce che “le modalità di organizzazione e svolgimento dell’attività di pianificazione di protezione civile e del relativo monitoraggio, aggiornamento e valutazione” sono disciplinate con direttiva da adottarsi ai sensi dell’articolo 15 del Codice al fine di ”garantire un quadro coordinato in tutto il territorio nazionale e l'integrazione tra i sistemi di protezione civile dei diversi territori, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano”.

\n

La pianificazione di protezione civile è un’attività di sistema che deve essere svolta congiuntamente da tutte le amministrazioni ai diversi livelli territoriali per la preparazione e la gestione delle attività di cui all’articolo 2 del Codice, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.

\n

La finalità del presente provvedimento è quella di omogeneizzare il metodo di pianificazione di protezione civile ai diversi livelli territoriali per la gestione delle attività connesse ad eventi calamitosi di diversa natura e gravità, secondo quanto indicato nell’allegato tecnico che ne costituisce parte integrante e sostanziale.

\n

Come previsto dal Codice, i livelli di pianificazione sono:

\n

1.1 Livello nazionale

\n

A livello nazionale, in caso di eventi che si manifestino con particolare gravità, tali da richiedere l’intervento di risorse regionali e nazionali, in accordo con il principio di sussidiarietà, si applicano le disposizioni contenute nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2008 inerente agli “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”. Il Dipartimento della protezione civile provvede all’elaborazione ed al coordinamento dell’attuazione dei piani nazionali riferiti a specifici scenari di rischio di rilevanza nazionale e dei programmi nazionali di soccorso, contenenti la struttura organizzativa nazionale e gli elementi conoscitivi del territorio per l’organizzazione della risposta operativa in caso o in vista di eventi calamitosi di rilievo nazionale. I Programmi nazionali di soccorso di cui all’articolo 8 del Codice, integrati dagli allegati di competenza regionale, approvati d’intesa con il Dipartimento, sono da considerarsi quali piani nazionali di protezione civile. Le Regioni concorrono alle attività di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite anche con la Colonna mobile nazionale delle Regioni, che viene coordinata nell’ambito del Comitato operativo della protezione civile o dal Dipartimento della protezione civile attraverso il supporto della Commissione speciale Protezione civile della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

\n

Per quanto attiene alla pianificazione nazionale, ci si riferisce a determinati scenari di rischio, rientranti tra quelli indicati all’articolo 16 del Codice, il cui verificarsi può dar luogo ad una tipologia di evento emergenziale di cui alla lettera c), comma 1, dell’articolo 7 del Codice e, quindi, determinare la necessità di mobilitare e coordinare l’intervento dell’intero Servizio nazionale della protezione civile. Il piano nazionale, oltre a descrivere il territorio potenzialmente interessato, individua, altresì, le necessarie misure da attuare nonché le corrispondenti procedure operative finalizzate a garantire gli interventi di salvaguardia della popolazione.

\n

La presente direttiva non disciplina la struttura dei piani di protezione civile nazionali, per i quali si rinvia a quanto previsto dalle disposizioni normative e dalle indicazioni operative emanate per i rischi specifici e per gli scenari di rischio nazionali.

\n

1.2 Livello regionale

\n

A livello regionale, le Regioni provvedono all’adozione ed all’attuazione del piano regionale di protezione civile, che prevede criteri e modalità di intervento da seguire in caso di emergenza secondo quanto stabilito dalla lettera a), comma 1, dell’articolo 11 del Codice. In particolare, il piano definisce le modalità di coordinamento del concorso delle diverse strutture regionali alle attività di protezione civile.

\n

1.3 Livello provinciale/Città metropolitana/area vasta

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A livello provinciale, le Regioni provvedono alla predisposizione dei piani provinciali di protezione civile, ove non diversamente disciplinato nelle leggi regionali, in raccordo con le Prefetture - Uffici territoriali del Governo sulla base degli indirizzi regionali di cui alla lettera b), comma 1, dell’articolo 11 del Codice.

\n

Il piano provinciale/Città metropolitana/area vasta deve essere elaborato riportando essenzialmente lo scenario di riferimento, le modalità per la diffusione eventuale delle allerte, gli aspetti connessi all’organizzazione del sistema di coordinamento di livello provinciale in emergenza, le modalità che garantiscano il flusso delle comunicazioni e le procedure operative di attivazione e raccordo tra gli enti coinvolti.

\n

Ai fini di economicità e semplificazione dell’iter di pianificazione, nel caso in cui il soggetto definito per la pianificazione provinciale e di ambito sia il medesimo, il piano provinciale include le pianificazioni di tutti gli ambiti di competenza.

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1.4 Livello d’ambito

\n

Il Codice prevede, agli articoli 3, 11 e 18, la necessità di definire a cura delle Regioni gli “ambiti territoriali e organizzativi ottimali” (di seguito “ambiti”) che devono essere “costituiti da uno o più comuni” per assicurare lo svolgimento delle attività di protezione civile.

\n

A livello provinciale, gli ambiti rappresentano, pertanto, il livello territoriale in cui si esplicita l’articolazione di base dell’esercizio della funzione di protezione civile. Il piano di protezione civile d’ambito deve essere redatto dalla Regione, ove non diversamente previsto nelle leggi regionali, ai sensi della lettera o), comma 1, dell’articolo 11 del Codice.

\n

Lo scopo del piano di ambito è quello di garantire l’ottimizzazione delle risorse disponibili, supportando i Comuni nella gestione delle risorse in emergenza, nonché di garantire il necessario raccordo informativo tra il livello comunale e quello provinciale/regionale. La pianificazione di protezione civile di ambito non è, quindi, sostitutiva di quella comunale, ma è parte integrante della pianificazione di livello provinciale o con essa coordinata in base a quanto stabilito dalle norme regionali.

\n

1.5 Livello comunale

\n

A livello comunale, si provvede alla predisposizione dei piani comunali di protezione civile sulla base degli indirizzi regionali di cui alla lettera b), comma 1, dell’articolo 11 del Codice, ferme restando le disposizioni specifiche riferite a Roma capitale di cui al comma 7, articolo 12, del medesimo Codice.

\n

I contenuti della pianificazione di protezione civile comunale indicati nella presente direttiva devono essere commisurati all’effettiva capacità di pianificazione da parte dei Comuni di piccole dimensioni.

\n

Alla definizione dei piani di protezione civile comunale, al loro aggiornamento ed alla relativa attuazione devono concorrere tutte le aree/settori dell’amministrazione (ad esempio: urbanistica, settori tecnici, viabilità) sotto il coordinamento del Servizio di protezione civile comunale ove esistente.

\n

1.6 Attuazione dell’articolo 10, comma 4, del Codice

\n

Il presente provvedimento ha, inoltre, la finalità di definire, in attuazione dell’articolo 10, comma 4, del Codice, gli elementi fondamentali della pianificazione di protezione civile ai diversi livelli territoriali, da intendersi come i contenuti tecnici minimi per l’intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai fini dell’assolvimento dei compiti loro affidati. Gli elementi di pianificazione forniti dalla presente direttiva costituiscono il riferimento per consentire che l’intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia uniforme sul territorio nazionale, sulla base delle indicazioni che verranno fornite dal Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile alle articolazioni territoriali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

\n

L’allegato alla presente direttiva disciplina, pertanto, l’individuazione di elementi strategici minimi ed indispensabili per i contenuti dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali, tra cui:

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1.7 Partecipazione del volontariato organizzato alla pianificazione di protezione civile

\n

In attuazione dell’articolo 38, comma 3, del Codice, il volontariato organizzato di protezione civile prende parte alle attività di redazione ed aggiornamento della pianificazione partecipando secondo le forme e le modalità che saranno concordate con l’Autorità competente. Per tale attività può essere prevista l’applicazione dei benefici di cui agli articoli 39 e 40 del Codice.

\n

2. Disposizioni finali

\n

Per le Province autonome di Trento e di Bolzano restano ferme le competenze loro affidate dai relativi statuti e dalle relative norme di attuazione, ai sensi dei quali provvedono alle finalità della presente direttiva.

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Il Dipartimento della protezione civile provvede a:

\n
  1. emanare le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del Codice, condivise con le Regioni, inerenti all’organizzazione informativa dei dati territoriali, entro sei mesi dalla pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
  2. \n
  3. emanare la mosaicatura nazionale degli ambiti territoriali e organizzativi ottimali, così come individuati dai provvedimenti normativi regionali, con indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, entro sei mesi dall’individuazione formale degli ambiti da parte di tutte le Regioni.
  4. \n

Le Regioni provvedono a:

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  1. definire, quale elemento preliminare del piano regionale di protezione civile, in condivisione con le Prefetture - Uffici Territoriali del Governo, le Province, le Città metropolitane e i Comuni, i confini geografici, con il supporto del Dipartimento della protezione civile, ed i criteri organizzativi degli ambiti territoriali ottimali entro dodici mesi dalla data di pubblicazione del presente provvedimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
  2. \n
  3. emanare o aggiornare gli indirizzi regionali per la pianificazione provinciale/Città metropolitana, di ambito e comunale di protezione civile per i diversi tipi di rischio, entro dodici mesi dalla data di pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, dandone comunicazione al Dipartimento della protezione civile;
  4. \n
  5. emanare o aggiornare il piano regionale di protezione civile entro dodici mesi dalla data di pubblicazione delle indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile inerenti all’organizzazione informativa dei dati territoriali.
  6. \n

I Comuni provvedono ad aggiornare i piani comunali di protezione civile in ottemperanza alla presente direttiva ed agli indirizzi regionali, entro dodici mesi dall’emanazione di questi ultimi.

\n

Nell’ipotesi di mancata attuazione da parte delle Regioni di quanto previsto alla lettera b), entro diciotto mesi dalla pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, i Comuni possono procedere alla pianificazione di protezione civile secondo gli indirizzi regionali vigenti, nonché gli indirizzi di cui alla presente direttiva, laddove compatibili.

\n

All’attuazione del presente provvedimento si provvede nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

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La presente direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

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Roma, 30 aprile 2021                                                

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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VISTI gli articoli 116 e 117 della Costituzione;

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VISTA la legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante “Disposizioni per la difesa del mare”, in particolare, gli articoli 10 e 11;

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VISTO il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, recante “Attuazione delle direttive Euratom 89/618, 90/641, 96/29 in materia di radiazioni ionizzanti, 2009/71 in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari e 2011/70 in materia di gestione sicura del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi derivanti da attività civili”;

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VISTO il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” e, in particolare, gli articoli 17, 30, 31, 32 e 33;

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VISTA la legge 21 novembre 2000, n. 353 recante “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”;

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 luglio 2002, recante “Trasferimento alle regioni degli uffici periferici del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali – Servizio idrografico e mareografico” e, in particolare, l’articolo 9 relativo alla trasmissione dei dati delle Regioni al Dipartimento della protezione civile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’11 ottobre 2002, n. 239;

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VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile 21 ottobre 2003 recante “Disposizioni attuative dell’art. 2, commi 2, 3 e 4, dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, recante primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 ottobre 2003, n. 252;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004 e successive modifiche, concernente gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’11 marzo 2004, n. 59;

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VISTO il decreto del Ministro dell’Interno 27 gennaio 2005, relativo all’“Istituzione di un Centro di coordinamento nazionale per fronteggiare le situazioni di crisi in materia di viabilità”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2 febbraio 2005, n. 26;

\r\n\r\n

VISTA la legge 11 febbraio 2005, n. 15, recante “Modifiche ed integrazioni alla legge 7 agosto 1990, n. 241, concernenti norme generali sull'azione amministrativa”;

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2005, recante “Linee Guida per la predisposizione del piano d'emergenza esterna” di cui all'articolo 20, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 6 marzo 2005, n. 62;

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VISTO il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante “Codice dell’Amministrazione digitale”;

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 febbraio 2006 recante “Linee guida per la pianificazione di emergenza nelle aree portuali interessate dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 22 febbraio 2006, n. 44;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 febbraio 2006 recante “Linee guida per la pianificazione di emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 22 febbraio 2006, n. 44;

\r\n\r\n

VISTO il decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, recante “Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229” e, in particolare, gli articoli 1 e 24;

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VISTO il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante “Norme in materia ambientale”;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2006, recante “Coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 13 aprile 2006, n. 87;

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VISTA la direttiva del Capo del Dipartimento della protezione civile 2 maggio 2006, recante “Indicazioni per il coordinamento operativo di emergenze dovute a incidenti stradali, ferroviari, aerei e in mare, ad esplosioni e crolli di strutture e ad incidenti con presenza di sostanze pericolose”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 3 maggio 2006, n. 101;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 febbraio 2007, recante “Linee guida per l'informazione alla popolazione sul rischio industriale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 marzo 2007, n. 53;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2008, relativo alla “Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 febbraio 2009, n. 41;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2008, recante “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 13 febbraio 2009, n. 36;

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VISTO il decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 32 “Attuazione della direttiva 2007/2/CE, che istituisce un’infrastruttura per l’informazione territoriale della Comunità europea (INSPIRE)”;

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VISTO il decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 “Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni” e, in particolare, l’articolo 7;

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2010, recante “Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 24 maggio 2010, n. 119;

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VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 novembre 2010, recante “Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti di idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti marini”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 novembre 2010, n. 271;

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VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 1 luglio 2011, in materia di “Lotta attiva agli incendi boschivi”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 7 settembre 2011, n. 208;

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VISTO il decreto interministeriale 10 novembre 2011, recante “Adozione del sistema di riferimento geodetico nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 febbraio 2012, n. 48;

\r\n\r\n

VISTO il decreto interministeriale 10 novembre 2011, recante “Regole tecniche per la definizione del contenuto del Repertorio nazionale dei dati territoriali, nonché delle modalità di prima costituzione e di aggiornamento dello stesso”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 febbraio 2012, n. 48;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 12 gennaio 2012 in tema di tutela della salute e della sicurezza dei volontari di protezione civile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 6 aprile 2012, n. 82;

\r\n\r\n

VISTA l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 29 febbraio 2012, n. 4007, recante “Attuazione dell’art. 11 del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77”, in merito ai contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico per l’anno 2011, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 7 marzo 2012, n. 56;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 9 novembre 2012, inerente agli “Indirizzi operativi volti ad assicurare l'unitaria partecipazione delle organizzazioni di volontariato all'attività di protezione civile” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 1 febbraio 2013, n. 27;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2014, relativa al “Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 4 aprile 2014, n. 79;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 febbraio 2014, recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 maggio 2014, n. 108;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2014, recante l’“Istituzione del Nucleo Tecnico Nazionale (NTN) per il rilievo del danno e la valutazione di agibilità nell'emergenza post-sismica e approvazione dell'aggiornamento del modello per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell'emergenza post-sismica e del relativo manuale di compilazione”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 ottobre 2014, n. 243;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2014, recante gli “Indirizzi operativi inerenti l’attività di protezione civile nell’ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 novembre 2014, n. 256;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 24 febbraio 2015, inerente agli Indirizzi operativi inerenti la predisposizione della parte dei piani di gestione relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile di cui al decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 31 marzo 2015, n. 75;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile del 2 febbraio 2015, recante “Indicazioni alle Componenti ed alle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile inerenti l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza ai fini dell’evacuazione cautelativa della popolazione della Zona rossa vesuviana”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 31 marzo 2015, n. 75;

\r\n\r\n

VISTE le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, inerenti a “La determinazione dei criteri generali per l’individuazione dei Centri operativi di Coordinamento e delle Aree di Emergenza” del 31 marzo 2015;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo 23 aprile 2015, relativa alle “Procedure per la gestione delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso di emergenze derivanti da calamità naturalipubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 23 luglio 2015, n. 169;

\r\n\r\n

VISTO il decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105, recante “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 novembre 2015 recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio per le aree soggette a ricaduta di materiale piroclastico - Zona gialla”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 gennaio 2016, n. 13;

\r\n\r\n

VISTE le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, recanti “Metodi e criteri per l’omogeneizzazione dei messaggi del Sistema di allertamento nazionale per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico e della risposta del sistema di protezione civile” del 10 febbraio 2016;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 giugno 2016, recante “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 agosto 2016, n. 193;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 giugno 2016, recante “Individuazione della Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario per il coordinamento dei soccorsi sanitari urgenti nonché dei Referenti Sanitari Regionali in caso di emergenza nazionale”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 20 agosto 2016, n. 194;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2017, recante “Istituzione del Sistema d’Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma - SIAM” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 giugno 2017, n. 128;

\r\n\r\n

VISTO il decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, recante “Codice della protezione civile” e, in particolare, gli articoli 3, 5, 6, 8, 10, 11, 12, 15, 17, 18, 23, 24, 25, 38, 39 e 40;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 2 ottobre 2018, recante “Indicazioni alle Componenti ed alle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 15 novembre 2018, n. 266;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 7 gennaio 2019, recante “Impiego dei medici delle Aziende sanitarie locali nei Centri operativi comunali ed intercomunali, degli infermieri ASL per l’assistenza alla popolazione e la scheda SVEI per la valutazione delle esigenze immediate della popolazione assistita” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 20 marzo 2019, n. 67;

\r\n\r\n

VISTO il decreto legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito nella legge 14 giugno 2019, n. 55, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici” ed, in particolare, l’articolo 28 recante modifiche al decreto legislativo 1 agosto 2003, n. 259, “Codice delle comunicazioni elettroniche”;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 12 agosto 2019, recante “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale nell’ambito del rischio valanghe”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2 ottobre 2019, n. 231;

\r\n\r\n

VISTO il decreto legislativo 6 febbraio 2020, n. 4, recante “Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 2 gennaio 2018, recante “Codice della Protezione Civile”;

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 24 febbraio 2020, inerente ai “Rimborsi spettanti ai datori di lavoro pubblici e privati dei volontari, ai volontari lavoratori autonomi/liberi professionisti e alle organizzazioni di volontariato per le attività di protezione civile autorizzate” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 maggio 2020, n.127;

\r\n\r\n

VISTO il decreto del Segretario Generale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, n. 121 del 26 marzo 2020, recante \"Disciplina la riorganizzazione della Unità di Crisi coordinamento Nazionale\";

\r\n\r\n

VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 23 ottobre 2020, recante “Allertamento di protezione civile e sistema di allarme pubblico IT-Alert”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 febbraio 2021, n. 36;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 18, comma 4, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, le modalità di organizzazione e svolgimento dell’attività di pianificazione di protezione civile e del relativo monitoraggio, aggiornamento e valutazione sono disciplinate con direttiva da adottarsi ai sensi dell’articolo 15 del medesimo decreto, al fine di garantire un quadro coordinato in tutto il territorio nazionale e l’integrazione tra i sistemi di protezione civile dei diversi territori, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, l’articolazione di base dell’esercizio della funzione di protezione civile a livello territoriale è organizzata nell’ambito della pianificazione di cui all’articolo 18 del medesimo decreto che, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, definisce gli ambiti territoriali e organizzativi ottimali individuati dalle Regioni, sulla base dei criteri generali fissati ai sensi dell’articolo 18, comma 4;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018, il Presidente del Consiglio di ministri, con direttiva di cui all’articolo 15 del medesimo decreto, predispone gli indirizzi per lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di protezione civile di cui all’articolo 2 del decreto, al fine di assicurarne l’unitarietà nel rispetto delle peculiarità dei territori;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettere c) e d) del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, il Presidente del Consiglio dei ministri si avvale del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri per l’elaborazione delle proposte delle direttive di cui all’articolo 15, nonché per l’elaborazione ed il coordinamento dell’attuazione dei piani nazionali riferiti a specifici scenari di rischio di rilevanza nazionale e dei programmi nazionali di soccorso contenenti il modello di intervento per l’organizzazione della risposta operativa in caso o in vista di eventi calamitosi di rilievo nazionale;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 10, comma 4, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, con la direttiva di cui al successivo articolo 18, comma 4, sono individuati i contenuti tecnici minimi per l’efficace assolvimento, da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle attribuzioni di cui al medesimo articolo 10;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, le Regioni, sulla base dei criteri generali fissati ai sensi dell’articolo 18, comma 4, del medesimo decreto favoriscono l’individuazione del livello ottimale di organizzazione di protezione civile a livello territoriale al fine di garantire l’effettività delle funzioni di protezione civile, nonché l’organizzazione di modalità di supporto per gli interventi da porre in essere in occasione di emergenze di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), ivi inclusa l’organizzazione dei presidi territoriali;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, i Comuni, anche in forma associata, nonché ai sensi dell’articolo 1, della legge 7 aprile 2014, n. 56, assicurano l’attuazione delle attività di protezione civile nei rispettivi territori, secondo quanto stabilito nella pianificazione di cui all’articolo 18, nel rispetto delle disposizioni contenute nel medesimo decreto legislativo, delle leggi regionali in materia di protezione civile e del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

\r\n\r\n

CONSIDERATO che, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile, possono essere adottate direttive del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di assicurare, sul piano tecnico, l’indirizzo unitario, nel rispetto delle peculiarità dei territori, per l’esercizio della funzione e lo svolgimento delle attività di protezione civile, nell’ambito dei limiti e delle finalità delle quali, il Capo del Dipartimento della protezione civile, può adottare indicazioni operative volte all’attuazione di specifiche disposizioni in esse contenute da parte del Servizio nazionale della protezione civile, consultando preventivamente le componenti e le strutture operative nazionali interessate;

\r\n\r\n

RAVVISATA la necessità di ottimizzare la capacità di pianificazione di protezione civile per favorire un’adeguata risposta alle emergenze locali dovute ad eventi calamitosi e di omogeneizzare il metodo di pianificazione ai diversi livelli territoriali;

\r\n\r\n

SU PROPOSTA del Capo del Dipartimento della protezione civile;

\r\n\r\n

ACQUISITA l’intesa della Conferenza unificata in data 25 marzo 2021;

\r\n\r\n

EMANA

\r\n\r\n

la seguente direttiva recanteIndirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali.

\r\n\r\n

1. Finalità e principi generali

\r\n\r\n

La presente direttiva è emanata in attuazione dell’articolo 18 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, recante “Codice della protezione civile” (di seguito “Codice”). In particolare, il comma 4 del suddetto articolo stabilisce che “le modalità di organizzazione e svolgimento dell’attività di pianificazione di protezione civile e del relativo monitoraggio, aggiornamento e valutazione” sono disciplinate con direttiva da adottarsi ai sensi dell’articolo 15 del Codice al fine di ”garantire un quadro coordinato in tutto il territorio nazionale e l'integrazione tra i sistemi di protezione civile dei diversi territori, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano”.
\r\n
\r\nLa pianificazione di protezione civile è un’attività di sistema che deve essere svolta congiuntamente da tutte le amministrazioni ai diversi livelli territoriali per la preparazione e la gestione delle attività di cui all’articolo 2 del Codice, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
\r\n
\r\nLa finalità del presente provvedimento è quella di omogeneizzare il metodo di pianificazione di protezione civile ai diversi livelli territoriali per la gestione delle attività connesse ad eventi calamitosi di diversa natura e gravità, secondo quanto indicato nell’allegato tecnico che ne costituisce parte integrante e sostanziale.
\r\n
\r\nCome previsto dal Codice, i livelli di pianificazione sono:

\r\n\r\n\r\n\r\n

1.1 Livello nazionale

\r\n\r\n

A livello nazionale, in caso di eventi che si manifestino con particolare gravità, tali da richiedere l’intervento di risorse regionali e nazionali, in accordo con il principio di sussidiarietà, si applicano le disposizioni contenute nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2008 inerente agli “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”. Il Dipartimento della protezione civile provvede all’elaborazione ed al coordinamento dell’attuazione dei piani nazionali riferiti a specifici scenari di rischio di rilevanza nazionale e dei programmi nazionali di soccorso, contenenti la struttura organizzativa nazionale e gli elementi conoscitivi del territorio per l’organizzazione della risposta operativa in caso o in vista di eventi calamitosi di rilievo nazionale. I Programmi nazionali di soccorso di cui all’articolo 8 del Codice, integrati dagli allegati di competenza regionale, approvati d’intesa con il Dipartimento, sono da considerarsi quali piani nazionali di protezione civile. Le Regioni concorrono alle attività di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite anche con la Colonna mobile nazionale delle Regioni, che viene coordinata nell’ambito del Comitato operativo della protezione civile o dal Dipartimento della protezione civile attraverso il supporto della Commissione speciale Protezione civile della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

\r\n\r\n

Per quanto attiene alla pianificazione nazionale, ci si riferisce a determinati scenari di rischio, rientranti tra quelli indicati all’articolo 16 del Codice, il cui verificarsi può dar luogo ad una tipologia di evento emergenziale di cui alla lettera c), comma 1, dell’articolo 7 del Codice e, quindi, determinare la necessità di mobilitare e coordinare l’intervento dell’intero Servizio nazionale della protezione civile. Il piano nazionale, oltre a descrivere il territorio potenzialmente interessato, individua, altresì, le necessarie misure da attuare nonché le corrispondenti procedure operative finalizzate a garantire gli interventi di salvaguardia della popolazione.

\r\n\r\n

La presente direttiva non disciplina la struttura dei piani di protezione civile nazionali, per i quali si rinvia a quanto previsto dalle disposizioni normative e dalle indicazioni operative emanate per i rischi specifici e per gli scenari di rischio nazionali.

\r\n\r\n

1.2 Livello regionale

\r\n\r\n

A livello regionale, le Regioni provvedono all’adozione ed all’attuazione del piano regionale di protezione civile, che prevede criteri e modalità di intervento da seguire in caso di emergenza secondo quanto stabilito dalla lettera a), comma 1, dell’articolo 11 del Codice. In particolare, il piano definisce le modalità di coordinamento del concorso delle diverse strutture regionali alle attività di protezione civile.

\r\n\r\n

1.3 Livello provinciale/Città metropolitana/area vasta

\r\n\r\n

A livello provinciale, le Regioni provvedono alla predisposizione dei piani provinciali di protezione civile, ove non diversamente disciplinato nelle leggi regionali, in raccordo con le Prefetture - Uffici territoriali del Governo sulla base degli indirizzi regionali di cui alla lettera b), comma 1, dell’articolo 11 del Codice.

\r\n\r\n

Il piano provinciale/Città metropolitana/area vasta deve essere elaborato riportando essenzialmente lo scenario di riferimento, le modalità per la diffusione eventuale delle allerte, gli aspetti connessi all’organizzazione del sistema di coordinamento di livello provinciale in emergenza, le modalità che garantiscano il flusso delle comunicazioni e le procedure operative di attivazione e raccordo tra gli enti coinvolti.

\r\n\r\n

Ai fini di economicità e semplificazione dell’iter di pianificazione, nel caso in cui il soggetto definito per la pianificazione provinciale e di ambito sia il medesimo, il piano provinciale include le pianificazioni di tutti gli ambiti di competenza.

\r\n\r\n

1.4 Livello d’ambito

\r\n\r\n

Il Codice prevede, agli articoli 3, 11 e 18, la necessità di definire a cura delle Regioni gli “ambiti territoriali e organizzativi ottimali” (di seguito “ambiti”) che devono essere “costituiti da uno o più comuni” per assicurare lo svolgimento delle attività di protezione civile.

\r\n\r\n

A livello provinciale, gli ambiti rappresentano, pertanto, il livello territoriale in cui si esplicita l’articolazione di base dell’esercizio della funzione di protezione civile. Il piano di protezione civile d’ambito deve essere redatto dalla Regione, ove non diversamente previsto nelle leggi regionali, ai sensi della lettera o), comma 1, dell’articolo 11 del Codice.

\r\n\r\n

Lo scopo del piano di ambito è quello di garantire l’ottimizzazione delle risorse disponibili, supportando i Comuni nella gestione delle risorse in emergenza, nonché di garantire il necessario raccordo informativo tra il livello comunale e quello provinciale/regionale. La pianificazione di protezione civile di ambito non è, quindi, sostitutiva di quella comunale, ma è parte integrante della pianificazione di livello provinciale o con essa coordinata in base a quanto stabilito dalle norme regionali.

\r\n\r\n

1.5 Livello comunale

\r\n\r\n

A livello comunale, si provvede alla predisposizione dei piani comunali di protezione civile sulla base degli indirizzi regionali di cui alla lettera b), comma 1, dell’articolo 11 del Codice, ferme restando le disposizioni specifiche riferite a Roma capitale di cui al comma 7, articolo 12, del medesimo Codice.

\r\n\r\n

I contenuti della pianificazione di protezione civile comunale indicati nella presente direttiva devono essere commisurati all’effettiva capacità di pianificazione da parte dei Comuni di piccole dimensioni.

\r\n\r\n

Alla definizione dei piani di protezione civile comunale, al loro aggiornamento ed alla relativa attuazione devono concorrere tutte le aree/settori dell’amministrazione (ad esempio: urbanistica, settori tecnici, viabilità) sotto il coordinamento del Servizio di protezione civile comunale ove esistente.

\r\n\r\n

1.6 Attuazione dell’articolo 10, comma 4, del Codice

\r\n\r\n

Il presente provvedimento ha, inoltre, la finalità di definire, in attuazione dell’articolo 10, comma 4, del Codice, gli elementi fondamentali della pianificazione di protezione civile ai diversi livelli territoriali, da intendersi come i contenuti tecnici minimi per l’intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai fini dell’assolvimento dei compiti loro affidati. Gli elementi di pianificazione forniti dalla presente direttiva costituiscono il riferimento per consentire che l’intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia uniforme sul territorio nazionale, sulla base delle indicazioni che verranno fornite dal Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile alle articolazioni territoriali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

\r\n\r\n

L’allegato alla presente direttiva disciplina, pertanto, l’individuazione di elementi strategici minimi ed indispensabili per i contenuti dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali, tra cui:

\r\n\r\n\r\n\r\n

1.7 Partecipazione del volontariato organizzato alla pianificazione di protezione civile

\r\n\r\n

In attuazione dell’articolo 38, comma 3, del Codice, il volontariato organizzato di protezione civile prende parte alle attività di redazione ed aggiornamento della pianificazione partecipando secondo le forme e le modalità che saranno concordate con l’Autorità competente. Per tale attività può essere prevista l’applicazione dei benefici di cui agli articoli 39 e 40 del Codice.

\r\n\r\n

2. Disposizioni finali

\r\n\r\n

Per le Province autonome di Trento e di Bolzano restano ferme le competenze loro affidate dai relativi statuti e dalle relative norme di attuazione, ai sensi dei quali provvedono alle finalità della presente direttiva.

\r\n\r\n

Il Dipartimento della protezione civile provvede a:

\r\n\r\n
    \r\n\t
  1. emanare le indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del Codice, condivise con le Regioni, inerenti all’organizzazione informativa dei dati territoriali, entro sei mesi dalla pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
  2. \r\n\t
  3. emanare la mosaicatura nazionale degli ambiti territoriali e organizzativi ottimali, così come individuati dai provvedimenti normativi regionali, con indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile, entro sei mesi dall’individuazione formale degli ambiti da parte di tutte le Regioni.
  4. \r\n
\r\n\r\n

Le Regioni provvedono a:

\r\n\r\n
    \r\n\t
  1. definire, quale elemento preliminare del piano regionale di protezione civile, in condivisione con le Prefetture - Uffici Territoriali del Governo, le Province, le Città metropolitane e i Comuni, i confini geografici, con il supporto del Dipartimento della protezione civile, ed i criteri organizzativi degli ambiti territoriali ottimali entro dodici mesi dalla data di pubblicazione del presente provvedimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
  2. \r\n\t
  3. emanare o aggiornare gli indirizzi regionali per la pianificazione provinciale/Città metropolitana, di ambito e comunale di protezione civile per i diversi tipi di rischio, entro dodici mesi dalla data di pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, dandone comunicazione al Dipartimento della protezione civile;
  4. \r\n\t
  5. emanare o aggiornare il piano regionale di protezione civile entro dodici mesi dalla data di pubblicazione delle indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile inerenti all’organizzazione informativa dei dati territoriali.
  6. \r\n
\r\n\r\n

I Comuni provvedono ad aggiornare i piani comunali di protezione civile in ottemperanza alla presente direttiva ed agli indirizzi regionali, entro dodici mesi dall’emanazione di questi ultimi.

\r\n\r\n

Nell’ipotesi di mancata attuazione da parte delle Regioni di quanto previsto alla lettera b), entro diciotto mesi dalla pubblicazione della presente direttiva nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, i Comuni possono procedere alla pianificazione di protezione civile secondo gli indirizzi regionali vigenti, nonché gli indirizzi di cui alla presente direttiva, laddove compatibili.

\r\n\r\n

All’attuazione del presente provvedimento si provvede nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

\r\n\r\n

La presente direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

\r\n\r\n

Roma, 30 aprile 2021                                                

\r\n\r\n

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
\r\n 

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Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 160 del 6 luglio 2021

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La previsione dell’arrivo di un possibile maremoto durante l’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” è l’occasione per testare nuovamente IT-alert, il Sistema di allarme pubblico, attualmente in fase di sperimentazione, per l'informazione diretta alla popolazione.

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 IT-alert dirama, utilizzando la tecnologia cell broadcast, messaggi informativi ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica, in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.  Un primo test del Sistema è stato realizzato nell’isola di Vulcano durante l’esercitazione Vulcano 2022.

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Un secondo test del Sistema è previsto per venerdì 4 novembre, a seguito della diramazione da parte del Sistema nazionale di allerta maremoti – SiAM dell’allerta Arancione per il possibile rischio tsunami, conseguente all’evento sismico simulato. I cittadini di 22 comuni della costa calabra e siciliana interessati dall’allerta ricevono, sui propri telefoni cellulari, messaggi di allarme, caratterizzati da un suono differente da quelli abituali e introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE PROTEZIONE CIVILE”. La prima notifica contiene informazioni sull’evento e rimanda al sito https://www.it-alert.it/it/ per maggiori approfondimenti mentre la seconda conferma la chiusura del test. Questo il testo del primo messaggio che è il principale:

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                                                                                          ESERCITAZIONE protezione civile TEST

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                                                                                            invio messaggio di allarme per possibili

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                                                                                         onde di MAREMOTO generate da terremoto

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                                                                                       con epicentro nella provincia di Reggio Calabria

\n

                                                                                   Tutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it

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Quando il messaggio compare sul display degli apparecchi raggiunti non è più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritorna alle normali funzionalità toccando il tasto “OK” all’interno del messaggio. È importante sapere che vengono raggiunti da IT-alert tutti i cellulari dei cittadini, accesi e con copertura, che al momento dell’invio dei messaggi sono presenti fisicamente nell’area scelta per la diramazione dell’allarme e quindi anche le persone che sono soltanto di passaggio.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto 2022” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo prossimamente operativo. A tal fine, in occasione dell’esercitazione, sul sito dedicato al Sistema IT-alert, coloro che sono stati raggiunti dal messaggio possono compilare un questionario per valutarne l’efficacia e la comprensione.

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La previsione dell’arrivo di un possibile maremoto durante l’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” è l’occasione per testare nuovamente IT-alert, il Sistema di allarme pubblico, attualmente in fase di sperimentazione, per l'informazione diretta alla popolazione.

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 IT-alert dirama, utilizzando la tecnologia cell broadcast, messaggi informativi ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica, in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.  Un primo test del Sistema è stato realizzato nell’isola di Vulcano durante l’esercitazione Vulcano 2022.

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Un secondo test del Sistema è previsto per venerdì 4 novembre, a seguito della diramazione da parte del Sistema nazionale di allerta maremoti – SiAM dell’allerta Arancione per il possibile rischio tsunami, conseguente all’evento sismico simulato. I cittadini di 22 comuni della costa calabra e siciliana interessati dall’allerta ricevono, sui propri telefoni cellulari, messaggi di allarme, caratterizzati da un suono differente da quelli abituali e introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE PROTEZIONE CIVILE”. La prima notifica contiene informazioni sull’evento e rimanda al sito https://www.it-alert.it/it/ per maggiori approfondimenti mentre la seconda conferma la chiusura del test. Questo il testo del primo messaggio che è il principale:

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                                                                                          ESERCITAZIONE protezione civile TEST

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                                                                                            invio messaggio di allarme per possibili

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                                                                                         onde di MAREMOTO generate da terremoto

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                                                                                       con epicentro nella provincia di Reggio Calabria

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                                                                                   Tutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it

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Quando il messaggio compare sul display degli apparecchi raggiunti non è più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritorna alle normali funzionalità toccando il tasto “OK” all’interno del messaggio. È importante sapere che vengono raggiunti da IT-alert tutti i cellulari dei cittadini, accesi e con copertura, che al momento dell’invio dei messaggi sono presenti fisicamente nell’area scelta per la diramazione dell’allarme e quindi anche le persone che sono soltanto di passaggio.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto 2022” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo prossimamente operativo. A tal fine, in occasione dell’esercitazione, sul sito dedicato al Sistema IT-alert, coloro che sono stati raggiunti dal messaggio possono compilare un questionario per valutarne l’efficacia e la comprensione.

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Parte integrante delle attività esercitative sono quelle di formazione che coinvolgono le componenti e le strutture operative del territorio, secondo un programma definito dal Dipartimento della protezione civile d’intesa con le Regioni e Prefetture-UTG interessate. Tale programma si è sviluppato nelle settimane che precedono gli scenari esercitativi ed è mirato ad avviare/consolidare le nozioni sia teoriche che operative funzionali al miglior svolgimento dell’esercitazione e al miglioramento delle conoscenze a supporto delle attività di protezione civile. Destinatari dei corsi nell’area interessata: Sindaci, personale delle Amministrazioni comunali, delle Prefetture UTG e delle Forze dell’Ordine, funzionari e volontari specializzati nella salvaguardia dei Beni Culturali, geologi tecnici che lavorano nella pubblica amministrazione, caregivers di persone con fragilità, volontari e operatori sanitari, persone appartenenti ad associazioni di categoria.

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Sempre con l’intento di innescare virtuosi processi di sviluppo delle attività locali di protezione civile, alcune settimane dopo l’esercitazione è prevista l’organizzazione di due workshop territoriali, di concerto con la Regione Siciliana e con la Regione Calabria. L’obiettivo di questi ulteriori momenti formativi e di confronto è delineare, con i Comuni già coinvolti nell’esercitazione, piani strategici pluriennali di livello comunale e/o sovracomunale finalizzati a migliorare e consolidare gli standard del servizio locale di protezione civile.

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Sempre con l’intento di innescare virtuosi processi di sviluppo delle attività locali di protezione civile, alcune settimane dopo l’esercitazione è prevista l’organizzazione di due workshop territoriali, di concerto con la Regione Siciliana e con la Regione Calabria. L’obiettivo di questi ulteriori momenti formativi e di confronto è delineare, con i Comuni già coinvolti nell’esercitazione, piani strategici pluriennali di livello comunale e/o sovracomunale finalizzati a migliorare e consolidare gli standard del servizio locale di protezione civile.

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Il “Codice della protezione civile”, dlgs n. 1/2018, introduce lo strumento della pianificazione partecipata che consente all’Amministrazione comunale di avviare un percorso di confronto organizzato con la popolazione in fase di redazione o aggiornamento del Piano di protezione civile.

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In ambito esercitativo l’attività di pianificazione partecipata viene svolta attraverso il coinvolgimento del comune di Bagnara Calabra (RC) e della popolazione residente nel comune. Ad accompagnare l’amministrazione in questo percorso ci sono il Dipartimento della protezione civile, la Regione Calabria e il centro di competenza Fondazione Cima. L’attività proposta si pone l’obiettivo di consolidare il rapporto di fiducia tra la popolazione e le autorità di protezione civile responsabili della pianificazione e della gestione dell’emergenza, nonché di definire le buone pratiche per il supporto alla pianificazione partecipata comunale.

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Bagnara è uno dei 12 comuni della costa calabrese (a cui si aggiungono 10 comuni della costa messinese) la cui popolazione riceve, il 4 novembre, il messaggio di allarme IT-alert per il possibile rischio maremoto previsto dallo scenario esercitativo. La ricezione e la comprensione del messaggio è una tra le attività previste nell’ambito del progetto di pianificazione partecipata.

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Particolare attenzione nel percorso viene dedicata inoltre alla tematica della disabilità che, se da una parte può rappresentare una vulnerabilità sociale, dall’altra può sollecitare e facilitare la resilienza locale, attraverso lo sviluppo di reti di supporto e il rafforzamento dello spirito di collettività.

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Il progetto di pianificazione partecipata prende avvio durante le attività di organizzazione dell’esercitazione per poi proseguire nei mesi successivi.  In particolare il 25 e il 26 ottobre si sono svolti i primi incontri con i gruppi specifici di popolazione che il Comune ha individuato quali gruppi di interesse strategici per la pianificazione di protezione civile: mondo dell’associazionismo, scuola, cooperative di pescatori.

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Il “Codice della protezione civile”, dlgs n. 1/2018, introduce lo strumento della pianificazione partecipata che consente all’Amministrazione comunale di avviare un percorso di confronto organizzato con la popolazione in fase di redazione o aggiornamento del Piano di protezione civile.

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In ambito esercitativo l’attività di pianificazione partecipata viene svolta attraverso il coinvolgimento del comune di Bagnara Calabra (RC) e della popolazione residente nel comune. Ad accompagnare l’amministrazione in questo percorso ci sono il Dipartimento della protezione civile, la Regione Calabria e il centro di competenza Fondazione Cima. L’attività proposta si pone l’obiettivo di consolidare il rapporto di fiducia tra la popolazione e le autorità di protezione civile responsabili della pianificazione e della gestione dell’emergenza, nonché di definire le buone pratiche per il supporto alla pianificazione partecipata comunale.

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Bagnara è uno dei 12 comuni della costa calabrese (a cui si aggiungono 10 comuni della costa messinese) la cui popolazione riceve, il 4 novembre, il messaggio di allarme IT-alert per il possibile rischio maremoto previsto dallo scenario esercitativo. La ricezione e la comprensione del messaggio è una tra le attività previste nell’ambito del progetto di pianificazione partecipata.

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Particolare attenzione nel percorso viene dedicata inoltre alla tematica della disabilità che, se da una parte può rappresentare una vulnerabilità sociale, dall’altra può sollecitare e facilitare la resilienza locale, attraverso lo sviluppo di reti di supporto e il rafforzamento dello spirito di collettività.

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Il progetto di pianificazione partecipata prende avvio durante le attività di organizzazione dell’esercitazione per poi proseguire nei mesi successivi.  In particolare il 25 e il 26 ottobre si sono svolti i primi incontri con i gruppi specifici di popolazione che il Comune ha individuato quali gruppi di interesse strategici per la pianificazione di protezione civile: mondo dell’associazionismo, scuola, cooperative di pescatori.

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Nei territori coinvolti nell’esercitazione, sono cinque le piazze “speciali” dove si svolge la campagna nazionale “Io non rischio”. In particolare, volontari delle Regioni Calabria e Sicilia formati incontrano, sabato 5 novembre, i cittadini di Messina, Reggio Calabria, Bova Marina e Bagnara Calabra per dare informazioni sui rischi terremoto e maremoto.

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A Reggio Calabria, dal 3 novembre al 3 dicembre, il lungomare Falcomatà ospita la mostra “Terremoti d’Italia”, spazio espositivo realizzato dal Dipartimento della protezione civile con l’obiettivo di far conoscere da vicino il rischio sismico. La mostra si articola in più aree che presentano il fenomeno fisico, gli strumenti utilizzati per misurarne la forza, i principali accorgimenti per rendere più sicura la propria abitazione e i comportamenti da adottare prima, durante e dopo situazioni di rischio. Completano la mostra due simulatori, progettati per riprodurre il movimento sismico, dove i visitatori possono vivere in sicurezza l’esperienza del terremoto, osservandone gli effetti da vicino. Una delle cinque piazze “speciali” Io non Rischio è allestita proprio all’interno della mostra.

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Nei territori coinvolti nell’esercitazione, sono cinque le piazze “speciali” dove si svolge la campagna nazionale “Io non rischio”. In particolare, volontari delle Regioni Calabria e Sicilia formati incontrano, sabato 5 novembre, i cittadini di Messina, Reggio Calabria, Bova Marina e Bagnara Calabra per dare informazioni sui rischi terremoto e maremoto.

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A Reggio Calabria, dal 3 novembre al 3 dicembre, il lungomare Falcomatà ospita la mostra “Terremoti d’Italia”, spazio espositivo realizzato dal Dipartimento della protezione civile con l’obiettivo di far conoscere da vicino il rischio sismico. La mostra si articola in più aree che presentano il fenomeno fisico, gli strumenti utilizzati per misurarne la forza, i principali accorgimenti per rendere più sicura la propria abitazione e i comportamenti da adottare prima, durante e dopo situazioni di rischio. Completano la mostra due simulatori, progettati per riprodurre il movimento sismico, dove i visitatori possono vivere in sicurezza l’esperienza del terremoto, osservandone gli effetti da vicino. Una delle cinque piazze “speciali” Io non Rischio è allestita proprio all’interno della mostra.

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Si è riunito oggi, 18 ottobre, il Comitato operativo convocato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, per un aggiornamento, con le componenti e strutture operative nazionali, sulle attività dell’esercitazione nazionale Sisma dello Stretto 2022 che prenderà il via venerdì 4 novembre - e proseguirà fino a domenica 6 – nella Regione Calabria e nella Regione Siciliana.

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La riunione odierna introduce la parte finale di un lungo percorso di condivisione di obiettivi, definizione di attività specifiche, di perfezionamento degli strumenti di verifica e valutazione, che, dall’inizio dell’anno fino alle giornate esercitative, vede e vedrà impegnato il Sistema Nazionale di protezione Civile.

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Durante l’esercitazione verrà testato, nelle province di Reggio Calabria e Messina, l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico, attraverso l’attivazione dei Centri di Coordinamento, la realizzazione di working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, l’allestimento di aree di accoglienza per la popolazione, l’impiego delle Colonne Mobili, e le attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

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Lo scenario operativo vedrà la simulazione un terremoto di magnitudo 6.0 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto. Lo scenario simulato del maremoto sarà, inoltre, l’occasione per un ulteriore test di IT-Alert, il sistema nazionale di allarme pubblico per l’informazione della popolazione, ancora in fase di sperimentazione, che diramerà un messaggio ai telefoni cellulari presenti nell’area dei comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina.

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Nella giornata di domani, il Dipartimento della Protezione Civile congiuntamente alla Prefetture di Reggio Calabria e Messina, ha convocato una riunione indirizzata ai Sindaci dei comuni costieri delle due province, per approfondire le tematiche legate alle attività esercitative e le modalità dell’utilizzo sperimentale del sistema di allarme pubblico IT-Alert.

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Si è riunito oggi, 18 ottobre, il Comitato operativo convocato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, per un aggiornamento, con le componenti e strutture operative nazionali, sulle attività dell’esercitazione nazionale Sisma dello Stretto 2022 che prenderà il via venerdì 4 novembre - e proseguirà fino a domenica 6 – nella Regione Calabria e nella Regione Siciliana.

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La riunione odierna introduce la parte finale di un lungo percorso di condivisione di obiettivi, definizione di attività specifiche, di perfezionamento degli strumenti di verifica e valutazione, che, dall’inizio dell’anno fino alle giornate esercitative, vede e vedrà impegnato il Sistema Nazionale di protezione Civile.

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Durante l’esercitazione verrà testato, nelle province di Reggio Calabria e Messina, l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico, attraverso l’attivazione dei Centri di Coordinamento, la realizzazione di working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, l’allestimento di aree di accoglienza per la popolazione, l’impiego delle Colonne Mobili, e le attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

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Lo scenario operativo vedrà la simulazione un terremoto di magnitudo 6.0 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto. Lo scenario simulato del maremoto sarà, inoltre, l’occasione per un ulteriore test di IT-Alert, il sistema nazionale di allarme pubblico per l’informazione della popolazione, ancora in fase di sperimentazione, che diramerà un messaggio ai telefoni cellulari presenti nell’area dei comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina.

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Nella giornata di domani, il Dipartimento della Protezione Civile congiuntamente alla Prefetture di Reggio Calabria e Messina, ha convocato una riunione indirizzata ai Sindaci dei comuni costieri delle due province, per approfondire le tematiche legate alle attività esercitative e le modalità dell’utilizzo sperimentale del sistema di allarme pubblico IT-Alert.

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Dal 4 al 6 novembre test nazionale sul rischio sismico in Calabria e Sicilia

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Dal 4 al 6 novembre test nazionale sul rischio sismico in Calabria e Sicilia

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Prenderà il via venerdì 4 novembre - e proseguirà fino a domenica 6 - l’esercitazione nazionale sul rischio sismico “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni Calabria e Siciliana, le Prefetture- UTG di Reggio Calabria e di Messina, in collaborazione con le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale di protezione civile.

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L’esercitazione sarà presentata alla stampa - giovedì 3 novembre alle ore 09.00 nei locali della mostra itinerante Terremoti d’Italia sul Lungomare Falcomatà, in vicinanza della Stazione Lido, a Reggio Calabria - dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dal Capo Dipartimento dei Vigli del Fuoco, Laura Lega, dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e, in videocollegamento, dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

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“Sisma dello Stretto 2022” si svolgerà nelle province di Reggio Calabria e Messina, con l’obiettivo di testare l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico, attraverso l’attivazione dei Centri di Coordinamento, la realizzazione di working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, l’allestimento di aree di accoglienza per la popolazione, l’impiego delle Colonne Mobili e le attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

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Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane, liquefazioni e fenomeni di maremoto. Lo scenario simulato del maremoto sarà, inoltre, l’occasione per un ulteriore test di IT-Alert, il sistema nazionale di allarme pubblico per l’informazione della popolazione, in fase di sperimentazione, che diramerà un messaggio ai cellulari presenti nell’area dei comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina.

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Nella stessa conferenza stampa verrà presentata la mostra Terremoti d’Italia, aperta al pubblico dal 3 novembre al 3 dicembre. La mostra itinerante è un percorso espositivo, realizzato dal Dipartimento della Protezione Civile, che permette al visitatore di capire, in più fasi, cos’è il terremoto e cosa si può fare per ridurne i rischi, fino a poterne osservare e percepire, in sicurezza, direttamente gli effetti, grazie all’esperienza su simulatori sismici progettati per riprodurre il movimento sismico.

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Prenderà il via venerdì 4 novembre - e proseguirà fino a domenica 6 - l’esercitazione nazionale sul rischio sismico “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni Calabria e Siciliana, le Prefetture- UTG di Reggio Calabria e di Messina, in collaborazione con le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale di protezione civile.

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L’esercitazione sarà presentata alla stampa - giovedì 3 novembre alle ore 09.00 nei locali della mostra itinerante Terremoti d’Italia sul Lungomare Falcomatà, in vicinanza della Stazione Lido, a Reggio Calabria - dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dal Capo Dipartimento dei Vigli del Fuoco, Laura Lega, dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e, in videocollegamento, dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

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“Sisma dello Stretto 2022” si svolgerà nelle province di Reggio Calabria e Messina, con l’obiettivo di testare l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico, attraverso l’attivazione dei Centri di Coordinamento, la realizzazione di working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, l’allestimento di aree di accoglienza per la popolazione, l’impiego delle Colonne Mobili e le attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

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Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane, liquefazioni e fenomeni di maremoto. Lo scenario simulato del maremoto sarà, inoltre, l’occasione per un ulteriore test di IT-Alert, il sistema nazionale di allarme pubblico per l’informazione della popolazione, in fase di sperimentazione, che diramerà un messaggio ai cellulari presenti nell’area dei comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina.

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Nella stessa conferenza stampa verrà presentata la mostra Terremoti d’Italia, aperta al pubblico dal 3 novembre al 3 dicembre. La mostra itinerante è un percorso espositivo, realizzato dal Dipartimento della Protezione Civile, che permette al visitatore di capire, in più fasi, cos’è il terremoto e cosa si può fare per ridurne i rischi, fino a poterne osservare e percepire, in sicurezza, direttamente gli effetti, grazie all’esperienza su simulatori sismici progettati per riprodurre il movimento sismico.

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Presentazione alla stampa giovedì 3 novembre a Reggio Calabria

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Presentazione alla stampa giovedì 3 novembre a Reggio Calabria

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Venerdì 4 novembre ventidue comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina saranno protagonisti per un nuovo test di IT-Alert, il sistema di allarme pubblico - attualmente in fase sperimentale - pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il test di IT-Alert sarà una delle attività previste nell’ambito dell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022” che si svolgerà - dal 4 al 6 novembre - tra Calabria e Sicilia, coinvolgendo in particolare le province di Reggio Calabria e Messina. Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto.

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La simulazione di un’allerta per un possibile maremoto sarà l’occasione per attivare IT-Alert: venerdì 4 novembre, infatti, i cittadini che si troveranno nei territori dei comuni costieri delle due province riceveranno sui cellulari, intorno alle ore 10, messaggi introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE”, accompagnati da una suoneria differente da quelle abituali, con informazioni sull’evento e indicazioni su dove trovare approfondimenti. Quando il messaggio comparirà sul display del telefono non sarà più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritornerà alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio. Seguirà un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test.

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L’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022”, che vedrà il coinvolgimento di 37 comuni della provincia di Reggio Calabria e 13 comuni della provincia di Messina, avrà una parte reale - Full Scale - con l’effettivo impiego di risorse nazionali e locali in attività soccorso, assistenza e valutazione, mentre parte delle attività saranno per “posti di comando”, ovvero da remoto, come, ad esempio, la verifica della comunicazione tra i centri operativi attivati a diversi livelli territoriali.

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Maggiori informazioni sull’esercitazione e su It-Alert verranno forniti giovedì 3 novembre nel corso di una conferenza stampa in programma nei locali della mostra itinerante “Terremoti d’Italia” sul Lungomare Falcomatà, nelle vicinanze della Stazione Lido, a Reggio Calabria.

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Per approfondire le caratteristiche e il funzionamento di IT-Alert è possibile consultare il sito http://www.it-alert.it/

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Venerdì 4 novembre ventidue comuni costieri delle province di Reggio Calabria e Messina saranno protagonisti per un nuovo test di IT-Alert, il sistema di allarme pubblico - attualmente in fase sperimentale - pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il test di IT-Alert sarà una delle attività previste nell’ambito dell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022” che si svolgerà - dal 4 al 6 novembre - tra Calabria e Sicilia, coinvolgendo in particolare le province di Reggio Calabria e Messina. Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto.

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La simulazione di un’allerta per un possibile maremoto sarà l’occasione per attivare IT-Alert: venerdì 4 novembre, infatti, i cittadini che si troveranno nei territori dei comuni costieri delle due province riceveranno sui cellulari, intorno alle ore 10, messaggi introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE”, accompagnati da una suoneria differente da quelle abituali, con informazioni sull’evento e indicazioni su dove trovare approfondimenti. Quando il messaggio comparirà sul display del telefono non sarà più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritornerà alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio. Seguirà un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test.

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L’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022”, che vedrà il coinvolgimento di 37 comuni della provincia di Reggio Calabria e 13 comuni della provincia di Messina, avrà una parte reale - Full Scale - con l’effettivo impiego di risorse nazionali e locali in attività soccorso, assistenza e valutazione, mentre parte delle attività saranno per “posti di comando”, ovvero da remoto, come, ad esempio, la verifica della comunicazione tra i centri operativi attivati a diversi livelli territoriali.

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Maggiori informazioni sull’esercitazione e su It-Alert verranno forniti giovedì 3 novembre nel corso di una conferenza stampa in programma nei locali della mostra itinerante “Terremoti d’Italia” sul Lungomare Falcomatà, nelle vicinanze della Stazione Lido, a Reggio Calabria.

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Per approfondire le caratteristiche e il funzionamento di IT-Alert è possibile consultare il sito http://www.it-alert.it/

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Venerdì 4 novembre la sperimentazione in occasione dell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022”

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Venerdì 4 novembre la sperimentazione in occasione dell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022”

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È in corso, in Calabria e Sicilia, l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022”.

\n

Intorno alle ore 10 di venerdì 4 novembre è stato simulato un terremoto di magnitudo 6 con epicentro in provincia di Reggio Calabria tale da poter generare un maremoto che avrebbe potuto colpire alcuni comuni costieri del reggino e del messinese.

\n

Uno degli obiettivi dell’esercitazione è stato testare il sistema di allarme pubblico IT-alert, attualmente in fase di sperimentazione.

\n

I cittadini che si trovavano nelle zone della Calabria e della Sicilia che sarebbero state, in caso di evento reale, potenzialmente colpite dal maremoto hanno ricevuto un messaggio di allarme IT-alert, con un suono differente da quelli abituali, e con questo testo:

\n

 

\n

ESERCITAZIONE protezione civile TEST
invio messaggio di allarme per possibili
onde di MAREMOTO generate da terremoto
con epicentro nella provincia di Reggio Calabria
Tutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it

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\n

Alla comparsa del messaggio sul display per far tornare il cellulare alle normali funzionalità hanno dovuto sfiorare il tasto “OK” all’interno del messaggio.

\n

Nel corso della mattinata, per segnalare il termine del TEST sul sistema IT- Alert, i cittadini che si trovavano nelle stesse zone raggiunte dal primo messaggio hanno ricevuto un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test. Anche in questo caso è stato necessario premere “OK” per far tornare il dispositivo alle normali funzionalità.

\n

 

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COSA PUOI FARE
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1) PREPARATI

\n

Per prepararti e sapere cosa fare nel caso in cui, per un evento reale, dovessi ricevere un messaggio di allarme IT-alert informati sui rischi del territorio in cui vivi, lavori o viaggi per conoscere le misure di autoprotezione da adottare in emergenza.

\n

Sul sito iononrischio.it trovi le schede con le scelte da fare e i comportamenti da adottare prima, durante o subito dopo un’alluvione, un maremoto, un terremoto o un evento vulcanico.

\n

In particolare, in caso di allarme per il possibile arrivo di un’onda di maremoto, se fossi in spiaggia o in una zona costiera dovresti allontanarti e raggiungere rapidamente l’area vicina più elevata, per esempio una collina, seguendo la via di fuga più rapida senza usare l’automobile che potrebbe diventare una trappola.
Se fossi in mare dovresti portarti al largo, mentre se fossi in porto dovresti metterti al sicuro in un posto elevato.

\n

 

\n

2) AIUTACI A IMPLEMENTARE IT-ALERT

\n

IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

\n

Il messaggio IT-alert, che viene ricevuto da chi si trovi nella zona interessata dall'emergenza o dall'evento calamitoso, contiene informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare rapidamente.

\n

Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentirci di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo operativo.

\n

Se hai ricevuto il messaggio di allarme IT-alert nell’ambito dell’esercitazione “Sisma dello Stretto” ti chiediamo di compilare il questionario che trovi qui: poter verificare quanto il sistema di allarme sia stato efficace e quanto il messaggio sia stato compreso è davvero importante per prepararci sempre meglio ad affrontare futuri eventi.

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È in corso, in Calabria e Sicilia, l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022”.

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Intorno alle ore 10 di venerdì 4 novembre è stato simulato un terremoto di magnitudo 6 con epicentro in provincia di Reggio Calabria tale da poter generare un maremoto che avrebbe potuto colpire alcuni comuni costieri del reggino e del messinese.

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Uno degli obiettivi dell’esercitazione è stato testare il sistema di allarme pubblico IT-alert, attualmente in fase di sperimentazione.

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I cittadini che si trovavano nelle zone della Calabria e della Sicilia che sarebbero state, in caso di evento reale, potenzialmente colpite dal maremoto hanno ricevuto un messaggio di allarme IT-alert, con un suono differente da quelli abituali, e con questo testo:

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ESERCITAZIONE protezione civile TEST
\r\ninvio messaggio di allarme per possibili
\r\nonde di MAREMOTO generate da terremoto
\r\ncon epicentro nella provincia di Reggio Calabria
\r\nTutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it

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Alla comparsa del messaggio sul display per far tornare il cellulare alle normali funzionalità hanno dovuto sfiorare il tasto “OK” all’interno del messaggio.

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Nel corso della mattinata, per segnalare il termine del TEST sul sistema IT- Alert, i cittadini che si trovavano nelle stesse zone raggiunte dal primo messaggio hanno ricevuto un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test. Anche in questo caso è stato necessario premere “OK” per far tornare il dispositivo alle normali funzionalità.

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COSA PUOI FARE
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1) PREPARATI

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Per prepararti e sapere cosa fare nel caso in cui, per un evento reale, dovessi ricevere un messaggio di allarme IT-alert informati sui rischi del territorio in cui vivi, lavori o viaggi per conoscere le misure di autoprotezione da adottare in emergenza.

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Sul sito iononrischio.it trovi le schede con le scelte da fare e i comportamenti da adottare prima, durante o subito dopo un’alluvione, un maremoto, un terremoto o un evento vulcanico.

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In particolare, in caso di allarme per il possibile arrivo di un’onda di maremoto, se fossi in spiaggia o in una zona costiera dovresti allontanarti e raggiungere rapidamente l’area vicina più elevata, per esempio una collina, seguendo la via di fuga più rapida senza usare l’automobile che potrebbe diventare una trappola.
\r\nSe fossi in mare dovresti portarti al largo, mentre se fossi in porto dovresti metterti al sicuro in un posto elevato.

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2) AIUTACI A IMPLEMENTARE IT-ALERT

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IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il messaggio IT-alert, che viene ricevuto da chi si trovi nella zona interessata dall'emergenza o dall'evento calamitoso, contiene informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare rapidamente.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentirci di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo operativo.

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Se hai ricevuto il messaggio di allarme IT-alert nell’ambito dell’esercitazione “Sisma dello Stretto” ti chiediamo di compilare il questionario che trovi qui: poter verificare quanto il sistema di allarme sia stato efficace e quanto il messaggio sia stato compreso è davvero importante per prepararci sempre meglio ad affrontare futuri eventi.

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È iniziata l’esercitazione nazionale sul rischio sismico “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni Calabria e Siciliana, le Prefetture-UTG di Reggio Calabria e di Messina, in collaborazione con le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale di protezione civile. 
\nDopo la simulazione della scossa di terremoto di magnitudo 6.0, con epicentro Stretto di Messina delle ore 10, si è proceduto a convocare il Comitato operativo presso la sede del Dipartimento a Roma, per seguire l’evoluzione dello scenario esercitativo. 
\nAll’incontro ha partecipato anche il ministro per le Politiche del mare e per il Sud, Nello Musumeci, che ha seguito l’esercitazione in rappresentanza del Governo. 
\n“Porto al Comitato Operativo – ha dichiarato il ministro Musumeci – il saluto e l’apprezzamento del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di tutto il Governo. Un'esercitazione come questa testimonia la vitalità del Dipartimento di Protezione Civile e l'attenzione che viene riservata ad una materia che non può essere affrontata soltanto per un dovere di calendario. Se tutti, infatti, comprendessero sul territorio quanto sia importante avere un efficiente servizio di protezione civile comunale, provinciale e regionale, credo che restituiremmo a gran parte della popolazione quella necessaria serenità di cui si ha bisogno”.
\n“Le esercitazioni rappresentano una fase fondamentale – ha dichiarato il capo dipartimento Fabrizio Curcio – perché ci consentono di testare il sistema di protezione civile e i sistemi di coordinamento sul territorio”. 

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È iniziata l’esercitazione nazionale sul rischio sismico “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni Calabria e Siciliana, le Prefetture-UTG di Reggio Calabria e di Messina, in collaborazione con le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale di protezione civile. 
\r\nDopo la simulazione della scossa di terremoto di magnitudo 6.0, con epicentro Stretto di Messina delle ore 10, si è proceduto a convocare il Comitato operativo presso la sede del Dipartimento a Roma, per seguire l’evoluzione dello scenario esercitativo. 
\r\nAll’incontro ha partecipato anche il ministro per le Politiche del mare e per il Sud, Nello Musumeci, che ha seguito l’esercitazione in rappresentanza del Governo. 
\r\n“Porto al Comitato Operativo – ha dichiarato il ministro Musumeci – il saluto e l’apprezzamento del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di tutto il Governo. Un'esercitazione come questa testimonia la vitalità del Dipartimento di Protezione Civile e l'attenzione che viene riservata ad una materia che non può essere affrontata soltanto per un dovere di calendario. Se tutti, infatti, comprendessero sul territorio quanto sia importante avere un efficiente servizio di protezione civile comunale, provinciale e regionale, credo che restituiremmo a gran parte della popolazione quella necessaria serenità di cui si ha bisogno”.
\r\n“Le esercitazioni rappresentano una fase fondamentale – ha dichiarato il capo dipartimento Fabrizio Curcio – perché ci consentono di testare il sistema di protezione civile e i sistemi di coordinamento sul territorio”. 

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Simulata scossa di magnitudo 6.0 

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Simulata scossa di magnitudo 6.0 

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Prende il via questa mattina l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022” con l’obiettivo di testare la risposta operativa del Servizio Nazionale a un terremoto capace di generare frane, liquefazioni e onde di maremoto.

\n

Per definire gli scenari esercitativi è stato scelto come riferimento il terremoto che ha colpito l’area dello Stretto di Messina il 16 gennaio 1975 che prevede il coinvolgimento attivo di 37 comuni della Provincia di Reggio Calabria – più Gioia Tauro, il cui porto è entry point per i soccorritori – e 19 della Provincia di Messina.

\n

Nei tre giorni dell’esercitazione, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni coinvolte e le Prefetture-UTG di Reggio Calabria e Messina, sono previste una fase di test sul campo – con l’effettivo impiego di componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile – e una da effettuare per posti di comando.  

\n

Nella mattina di oggi è in programma anche il test di IT-alert, il Sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione tramite tecnologia cell broadcast, attualmente ancora in fase di sperimentazione. I cittadini di ventidue comuni costieri interessati dall’evento simulato riceveranno un messaggio sul cellulare caratterizzato da un suono differente da quelli abituali e introdotto dal testo “ESERCITAZIONE PROTEZIONE CIVILE”. Un secondo messaggio sarà inviato alla fine della simulazione per invitare i cittadini a compilare un questionario di valutazione dell’efficacia e della comprensione del messaggio. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.it-alert.it/it/

\n

Tra le attività esercitative messe in campo per stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza c’è anche la campagna Io non rischio. Sabato 5 novembre sono previste quattro piazze speciali a Messina (Piazza Cairoli), Reggio Calabria (Piazza Duomo), Bova Marina (Contrada Monoscalco) e Bagnara Calabra (Piazza G. Matteotti) dove i volontari di protezione civile incontreranno i cittadini per parlare di rischio terremoto e maremoto e spiegare più approfonditamente il funzionamento del Sistema IT-alert.

\n

Reggio Calabria ospita anche un’altra piazza Io non rischio all’interno dello spazio espositivo della mostra “Terremoti d’Italia”: fino al 3 dicembre i visitatori potranno approfondire le proprie conoscenze sul rischio sismico, sugli accorgimenti da impiegare per rendere più sicura la propria abitazione e sulle norme di comportamento da adottare prima, durante e dopo situazioni di rischio.

\n

Tutti i dettagli sull'esercitazione sono disponibili sul sito del Dipartimento della Protezione Civile al link: www.protezionecivile.gov.it/it/approfondimento/esercitazione-sisma-dello-stretto-2022-0

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Prende il via questa mattina l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022” con l’obiettivo di testare la risposta operativa del Servizio Nazionale a un terremoto capace di generare frane, liquefazioni e onde di maremoto.

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Per definire gli scenari esercitativi è stato scelto come riferimento il terremoto che ha colpito l’area dello Stretto di Messina il 16 gennaio 1975 che prevede il coinvolgimento attivo di 37 comuni della Provincia di Reggio Calabria – più Gioia Tauro, il cui porto è entry point per i soccorritori – e 19 della Provincia di Messina.

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Nei tre giorni dell’esercitazione, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni coinvolte e le Prefetture-UTG di Reggio Calabria e Messina, sono previste una fase di test sul campo – con l’effettivo impiego di componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile – e una da effettuare per posti di comando.  

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Nella mattina di oggi è in programma anche il test di IT-alert, il Sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione tramite tecnologia cell broadcast, attualmente ancora in fase di sperimentazione. I cittadini di ventidue comuni costieri interessati dall’evento simulato riceveranno un messaggio sul cellulare caratterizzato da un suono differente da quelli abituali e introdotto dal testo “ESERCITAZIONE PROTEZIONE CIVILE”. Un secondo messaggio sarà inviato alla fine della simulazione per invitare i cittadini a compilare un questionario di valutazione dell’efficacia e della comprensione del messaggio. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.it-alert.it/it/

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Tra le attività esercitative messe in campo per stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza c’è anche la campagna Io non rischio. Sabato 5 novembre sono previste quattro piazze speciali a Messina (Piazza Cairoli), Reggio Calabria (Piazza Duomo), Bova Marina (Contrada Monoscalco) e Bagnara Calabra (Piazza G. Matteotti) dove i volontari di protezione civile incontreranno i cittadini per parlare di rischio terremoto e maremoto e spiegare più approfonditamente il funzionamento del Sistema IT-alert.

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Reggio Calabria ospita anche un’altra piazza Io non rischio all’interno dello spazio espositivo della mostra “Terremoti d’Italia”: fino al 3 dicembre i visitatori potranno approfondire le proprie conoscenze sul rischio sismico, sugli accorgimenti da impiegare per rendere più sicura la propria abitazione e sulle norme di comportamento da adottare prima, durante e dopo situazioni di rischio.

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Tutti i dettagli sull'esercitazione sono disponibili sul sito del Dipartimento della Protezione Civile al link: www.protezionecivile.gov.it/it/approfondimento/esercitazione-sisma-dello-stretto-2022-0

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Previste quattro piazze speciali su terremoto e maremoto

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Previste quattro piazze speciali su terremoto e maremoto

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È in corso da oggi, venerdì 4 novembre, e fino a domenica 6 novembre, in Calabria e Sicilia, l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022”.

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Nella mattina del 4 novembre, intorno alle ore 10, è stato simulato un terremoto di magnitudo 6 con epicentro in provincia di Reggio Calabria tale da poter generare un maremoto che potrebbe colpire alcuni comuni costieri del reggino e del messinese.

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Uno degli obiettivi dell’esercitazione, che impegna l’intero Servizio Nazionale della protezione civile, è anche testare il sistema di allarme pubblico IT-alert, attualmente in fase di sperimentazione.

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Questa mattina, poco dopo la simulazione del terremoto, i cittadini che si trovano nelle zone costiere di Calabria e Sicilia che sarebbero state, in caso di evento reale, potenzialmente colpite dal maremoto hanno ricevuto sui cellulari, accesi e raggiungibili, un messaggio di allarme IT-alert, segnalato da un suono differente da quelli abituali, e con questo testo:

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                                                                        ESERCITAZIONE protezione civile
\n                                                                     invio messaggio di allarme per possibili
\n                                                                 onde di MAREMOTO generate da terremoto
\n                                                               con epicentro nella provincia di Reggio Calabria
\n                                                         Tutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it

\n

Alla comparsa del messaggio sul display non è più possibile compiere azioni sul cellulare, a eccezione delle telefonate. Il cellulare ritorna alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio.

\n

Nel corso della mattinata, al termine del TEST sul sistema IT-alert, i cittadini che si trovano nelle stesse zone raggiunte dal primo messaggio ricevono un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test. Anche in questo caso è necessario premere “OK” per far tornare il dispositivo alle normali funzionalità.

\n

AIUTACI A IMPLEMENTARE IT-ALERT

\n

IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

\n

Il messaggio IT-alert, che viene ricevuto da chi si trovi nella zona interessata dall'emergenza o dall'evento calamitoso, contiene informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare rapidamente.

\n

Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo operativo.

\n

Se hai ricevuto il messaggio di allarme IT-alert nell’ambito dell’esercitazione “Sisma dello Stretto” ti chiediamo di compilare il questionario che trovi sul sito www.it-alert.it: poter verificare quanto il sistema di allarme sia stato efficace e quanto il messaggio sia stato compreso è davvero importante per prepararci sempre meglio ad affrontare futuri eventi.

\n

 

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PREPARATI

\n

Per prepararti e sapere cosa fare nel caso in cui, per un evento reale, dovessi ricevere un messaggio di allarme IT-alert informati sui rischi del territorio in cui vivi, lavori o viaggi per conoscere le misure di autoprotezione da adottare in emergenza.

\n

Sul sito iononrischio.it trovi le schede con le scelte da fare e i comportamenti da adottare prima, durante o subito dopo un’alluvione, un maremoto, un terremoto o un evento vulcanico.

\n

In particolare, in caso di allarme per il possibile arrivo di un’onda di maremoto, se fossi in spiaggia o in una zona costiera dovresti allontanarti e raggiungere rapidamente l’area vicina più elevata, per esempio una collina, seguendo la via di fuga più rapida senza usare l’automobile che potrebbe diventare una trappola.

\n

Se fossi in mare dovresti portarti al largo, mentre se fossi in porto dovresti metterti al sicuro in un posto elevato.

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È in corso da oggi, venerdì 4 novembre, e fino a domenica 6 novembre, in Calabria e Sicilia, l’esercitazione nazionale di protezione civile “Sisma dello Stretto 2022”.
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\r\nNella mattina del 4 novembre, intorno alle ore 10, è stato simulato un terremoto di magnitudo 6 con epicentro in provincia di Reggio Calabria tale da poter generare un maremoto che potrebbe colpire alcuni comuni costieri del reggino e del messinese.
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\r\nUno degli obiettivi dell’esercitazione, che impegna l’intero Servizio Nazionale della protezione civile, è anche testare il sistema di allarme pubblico IT-alert, attualmente in fase di sperimentazione.

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Questa mattina, poco dopo la simulazione del terremoto, i cittadini che si trovano nelle zone costiere di Calabria e Sicilia che sarebbero state, in caso di evento reale, potenzialmente colpite dal maremoto hanno ricevuto sui cellulari, accesi e raggiungibili, un messaggio di allarme IT-alert, segnalato da un suono differente da quelli abituali, e con questo testo:
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\r\n                                                                        ESERCITAZIONE protezione civile
\r\n                                                                     invio messaggio di allarme per possibili
\r\n                                                                 onde di MAREMOTO generate da terremoto
\r\n                                                               con epicentro nella provincia di Reggio Calabria
\r\n                                                         Tutte le informazioni sull’esercitazione su www.it-alert.it
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\r\nAlla comparsa del messaggio sul display non è più possibile compiere azioni sul cellulare, a eccezione delle telefonate. Il cellulare ritorna alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio.

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Nel corso della mattinata, al termine del TEST sul sistema IT-alert, i cittadini che si trovano nelle stesse zone raggiunte dal primo messaggio ricevono un secondo messaggio con l’avviso della conclusione del test. Anche in questo caso è necessario premere “OK” per far tornare il dispositivo alle normali funzionalità.

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\r\nAIUTACI A IMPLEMENTARE IT-ALERT

\r\n\r\n

IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il messaggio IT-alert, che viene ricevuto da chi si trovi nella zona interessata dall'emergenza o dall'evento calamitoso, contiene informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare rapidamente.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo operativo.

\r\n\r\n

Se hai ricevuto il messaggio di allarme IT-alert nell’ambito dell’esercitazione “Sisma dello Stretto” ti chiediamo di compilare il questionario che trovi sul sito www.it-alert.it: poter verificare quanto il sistema di allarme sia stato efficace e quanto il messaggio sia stato compreso è davvero importante per prepararci sempre meglio ad affrontare futuri eventi.

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PREPARATI

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Per prepararti e sapere cosa fare nel caso in cui, per un evento reale, dovessi ricevere un messaggio di allarme IT-alert informati sui rischi del territorio in cui vivi, lavori o viaggi per conoscere le misure di autoprotezione da adottare in emergenza.

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Sul sito iononrischio.it trovi le schede con le scelte da fare e i comportamenti da adottare prima, durante o subito dopo un’alluvione, un maremoto, un terremoto o un evento vulcanico.

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In particolare, in caso di allarme per il possibile arrivo di un’onda di maremoto, se fossi in spiaggia o in una zona costiera dovresti allontanarti e raggiungere rapidamente l’area vicina più elevata, per esempio una collina, seguendo la via di fuga più rapida senza usare l’automobile che potrebbe diventare una trappola.

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Se fossi in mare dovresti portarti al largo, mentre se fossi in porto dovresti metterti al sicuro in un posto elevato.

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In corso anche il test del sistema di allarme pubblico IT-alert: nei territori coinvolti, i cittadini ricevono sui cellulari un messaggio di allarme

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In corso anche il test del sistema di allarme pubblico IT-alert: nei territori coinvolti, i cittadini ricevono sui cellulari un messaggio di allarme

\r\n"},"field_data":"2022-11-04T09:35:19+01:00","field_categoria_primaria":"notizia","field_codice_lingua":false,"fields":{"slug":"/notizia/esercitazione-sisma-dello-stretto-test-messaggi-it-alert/"},"relationships":{"field_sottodominio":{"name":"Portale"},"field_immagine_anteprima":{"field_alt":"CARD IT-ALERT PER EXE SISMA STRETTO IN PRIMO PIANO","field_didascalia":"CARD IT-ALERT PER EXE SISMA STRETTO IN PRIMO PIANO","relationships":{"image":{"localFile":{"publicURL":"/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/pp-exe-stretto-dpc.jpg","childImageSharp":{"fluid":{"aspectRatio":1.7857142857142858,"src":"/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/14b42/pp-exe-stretto-dpc.jpg","srcSet":"/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/f836f/pp-exe-stretto-dpc.jpg 200w,\n/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/2244e/pp-exe-stretto-dpc.jpg 400w,\n/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/14b42/pp-exe-stretto-dpc.jpg 800w,\n/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/47498/pp-exe-stretto-dpc.jpg 1200w,\n/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/0e329/pp-exe-stretto-dpc.jpg 1600w,\n/static/c05dd5fbc5a3f0908aaca487abb6a253/69755/pp-exe-stretto-dpc.jpg 2048w","sizes":"(max-width: 800px) 100vw, 800px"}}}}}},"field_immagine_dettaglio":{"field_alt":"CARD IT-ALERT PER EXE SISMA STRETTO IN EVIDENZA","field_didascalia":"CARD IT-ALERT PER EXE SISMA STRETTO IN EVIDENZA","relationships":{"image":{"localFile":{"publicURL":"/static/e9e9b4d923a11ab95d3fcf302c3512ec/evid-exe-stretto-dpc.jpg","childImageSharp":{"fluid":{"aspectRatio":1.5037593984962405,"src":"/static/e9e9b4d923a11ab95d3fcf302c3512ec/14b42/evid-exe-stretto-dpc.jpg","srcSet":"/static/e9e9b4d923a11ab95d3fcf302c3512ec/f836f/evid-exe-stretto-dpc.jpg 200w,\n/static/e9e9b4d923a11ab95d3fcf302c3512ec/2244e/evid-exe-stretto-dpc.jpg 400w,\n/static/e9e9b4d923a11ab95d3fcf302c3512ec/14b42/evid-exe-stretto-dpc.jpg 800w","sizes":"(max-width: 800px) 100vw, 800px"}}}}}}}},{"__typename":"node__notizia","title":"Esercitazione Sisma dello Stretto 4-6 Novembre 2022","field_titolo_esteso":"Esercitazione Sisma dello Stretto 4-6 Novembre 2022","body":{"processed":"

Da venerdì 4 a domenica 6 novembre 2022 il Servizio nazionale della protezione civile sarà impegnato nell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022” che si svolgerà tra Calabria e Sicilia, coinvolgendo in particolare le province di Reggio Calabria e Messina.

\n

Verrà testata l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico: verranno attivati i Centri di Coordinamento, verranno realizzate working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, verranno allestite aree di accoglienza per la popolazione, saranno coinvolte le colonne mobili, si svolgeranno attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

\n

Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6.0 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto.

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In particolare, la previsione dell’arrivo di un possibile maremoto sarà l’occasione per realizzare un nuovo test di IT-Alert, il sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo prossimamente operativo.

\n

Venerdì 4 novembre, i cittadini che si troveranno nelle zone coinvolte dall’esercitazione riceveranno, sui telefoni cellulari, messaggi introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE”, accompagnati da una suoneria differente da quelle abituali, con informazioni sull’evento e indicazioni su dove trovare approfondimenti.

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Quando il messaggio comparirà sul display del telefono non sarà più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritornerà alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio.

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Da venerdì 4 a domenica 6 novembre 2022 il Servizio nazionale della protezione civile sarà impegnato nell’esercitazione nazionale “Sisma dello Stretto 2022” che si svolgerà tra Calabria e Sicilia, coinvolgendo in particolare le province di Reggio Calabria e Messina.

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Verrà testata l’attuazione del modello d’intervento nazionale per il soccorso sul rischio sismico: verranno attivati i Centri di Coordinamento, verranno realizzate working area per attività di soccorso tecnico urgente e sanitario, verranno allestite aree di accoglienza per la popolazione, saranno coinvolte le colonne mobili, si svolgeranno attività di valutazione e di agibilità post evento sismico.

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Lo scenario operativo vedrà la simulazione di un terremoto di magnitudo 6.0 con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione, capace, inoltre, di innescare effetti ambientali come frane e liquefazioni, e fenomeni di maremoto.

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In particolare, la previsione dell’arrivo di un possibile maremoto sarà l’occasione per realizzare un nuovo test di IT-Alert, il sistema di allarme pubblico pensato con l’obiettivo di raggiungere direttamente i cittadini e fare arrivare loro messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso.

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Il sistema IT-alert è attualmente in fase sperimentale. Esercitazioni come “Sisma dello Stretto” sono fondamentali, grazie ai feedback che si possono raccogliere, per consentire di verificare quanto fino a oggi costruito, per migliorare e implementare il sistema con l’obiettivo di renderlo prossimamente operativo.

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Venerdì 4 novembre, i cittadini che si troveranno nelle zone coinvolte dall’esercitazione riceveranno, sui telefoni cellulari, messaggi introdotti dal disclaimer “ESERCITAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE”, accompagnati da una suoneria differente da quelle abituali, con informazioni sull’evento e indicazioni su dove trovare approfondimenti.

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Quando il messaggio comparirà sul display del telefono non sarà più possibile compiere azioni sul cellulare, ad eccezione delle telefonate. Il cellulare ritornerà alle normali funzionalità sfiorando il tasto “OK” all’interno del messaggio.

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Si sono concluse ieri sera le attività operative dell’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile con le regioni Calabria e Sicilia, che ha visto, a partire dal 4 novembre, tutte le componenti del Servizio Nazionale misurarsi in numerosi scenari allestiti tra le province di Reggio Calabria e Messina nell’ambito della simulazione di un terremoto di magnitudo 6, con conseguente allerta maremoto, con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione.

\n

L’esercitazione, che ha coinvolto complessivamente 56 comuni di cui 37 in Calabria e 19 in Sicilia, è stata anche l’occasione per testare su una platea di oltre 500 mila persone il sistema di allarme pubblico IT-alert che ha inviato, sui cellulari dei cittadini presenti al momento della scossa in 22 comuni costieri delle due regioni, un messaggio di informazione sull’esercitazione in corso relativa all’allerta maremoto.

\n

La parte reale – Full Scale – dell’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” ha visto il coinvolgimento sul campo di circa 3.500 tra operatori, tecnici e funzionari delle Strutture Operative, delle Istituzioni territoriali, dei Centri di Competenza tecnico-scientifica e di oltre 3 mila volontari delle organizzazioni nazionali e locali. Quasi 2 mila sono state inoltre le risorse impegnate nelle attività “per posti di comando”, ovvero da remoto, come ad esempio la verifica della comunicazione tra i centri operativi attivati a diversi livelli territoriali.

\n

“Desidero ringraziare tutte le componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile che in questi tre giorni hanno partecipato a questa importante e impegnativa esercitazione, che ha coinvolto un territorio ampio del quale noi tutti conosciamo punti di forza e fragilità”, ha detto il Capo Dipartimento Fabrizio Curcio nel corso del debriefing di questa mattina presso la DICOMAC allestita a Reggio Calabria.

\n

“Tra le componenti del Servizio Nazionale, è sempre bene ricordarlo, risiedono a pieno titolo gli Enti e le Istituzioni territoriali, senza le quali anche il miglior sistema di risposta all’emergenza risulterebbe del tutto inefficace, e sarebbe impossibile affrontare con successo la grande sfida che abbiamo davanti, quella cioè di rendere le comunità sempre più resilienti”.

\n

Proprio nell’ottica di un sempre maggiore coinvolgimento della popolazione e di una sempre più ampia diffusione della consapevolezza del rischio, nell’ambito dell’esercitazione sono state allestite a Reggio Calabria, Messina, Bagnara Calabra e Bova Marina quattro piazze della campagna di comunicazione Io Non Rischio, relative ai rischi sismico e maremoto. Inoltre, sul lungomare di Reggio Calabria è stata allestita la mostra itinerante Terremoti d’Italia, il percorso espositivo, realizzato dal Dipartimento della Protezione Civile, che permette al visitatore di capire, in più fasi, cos’è il terremoto e cosa si può fare per ridurne i rischi, fino a poterne osservare e percepire, in sicurezza, direttamente gli effetti, grazie all’esperienza su simulatori sismici progettati per riprodurre il movimento sismico.

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Si sono concluse ieri sera le attività operative dell’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile con le regioni Calabria e Sicilia, che ha visto, a partire dal 4 novembre, tutte le componenti del Servizio Nazionale misurarsi in numerosi scenari allestiti tra le province di Reggio Calabria e Messina nell’ambito della simulazione di un terremoto di magnitudo 6, con conseguente allerta maremoto, con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione.

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L’esercitazione, che ha coinvolto complessivamente 56 comuni di cui 37 in Calabria e 19 in Sicilia, è stata anche l’occasione per testare su una platea di oltre 500 mila persone il sistema di allarme pubblico IT-alert che ha inviato, sui cellulari dei cittadini presenti al momento della scossa in 22 comuni costieri delle due regioni, un messaggio di informazione sull’esercitazione in corso relativa all’allerta maremoto.

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La parte reale – Full Scale – dell’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022” ha visto il coinvolgimento sul campo di circa 3.500 tra operatori, tecnici e funzionari delle Strutture Operative, delle Istituzioni territoriali, dei Centri di Competenza tecnico-scientifica e di oltre 3 mila volontari delle organizzazioni nazionali e locali. Quasi 2 mila sono state inoltre le risorse impegnate nelle attività “per posti di comando”, ovvero da remoto, come ad esempio la verifica della comunicazione tra i centri operativi attivati a diversi livelli territoriali.

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“Desidero ringraziare tutte le componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile che in questi tre giorni hanno partecipato a questa importante e impegnativa esercitazione, che ha coinvolto un territorio ampio del quale noi tutti conosciamo punti di forza e fragilità”, ha detto il Capo Dipartimento Fabrizio Curcio nel corso del debriefing di questa mattina presso la DICOMAC allestita a Reggio Calabria.

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“Tra le componenti del Servizio Nazionale, è sempre bene ricordarlo, risiedono a pieno titolo gli Enti e le Istituzioni territoriali, senza le quali anche il miglior sistema di risposta all’emergenza risulterebbe del tutto inefficace, e sarebbe impossibile affrontare con successo la grande sfida che abbiamo davanti, quella cioè di rendere le comunità sempre più resilienti”.

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Proprio nell’ottica di un sempre maggiore coinvolgimento della popolazione e di una sempre più ampia diffusione della consapevolezza del rischio, nell’ambito dell’esercitazione sono state allestite a Reggio Calabria, Messina, Bagnara Calabra e Bova Marina quattro piazze della campagna di comunicazione Io Non Rischio, relative ai rischi sismico e maremoto. Inoltre, sul lungomare di Reggio Calabria è stata allestita la mostra itinerante Terremoti d’Italia, il percorso espositivo, realizzato dal Dipartimento della Protezione Civile, che permette al visitatore di capire, in più fasi, cos’è il terremoto e cosa si può fare per ridurne i rischi, fino a poterne osservare e percepire, in sicurezza, direttamente gli effetti, grazie all’esperienza su simulatori sismici progettati per riprodurre il movimento sismico.

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Dal 4 al 6 novembre tra le Province di Reggio Calabria e Messina. Testato il sistema di allarme pubblico IT-alert

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Dal 4 al 6 novembre tra le Province di Reggio Calabria e Messina. Testato il sistema di allarme pubblico IT-alert

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Nella prima fase, subito dopo l’evento sismico, a livello nazionale opera il Comitato Operativo della protezione civile, attivato presso il Dipartimento della protezione civile. Il Comitato operativo si avvale della Sala Situazione Italia e Monitoraggio del Territorio (SISTEMA), per l’acquisizione delle informazioni provenienti dall’area interessata dall’evento e per mantenere costanti collegamenti con le altre sale operative nazionali, regionali e locali. Presso SISTEMA è presente anche il collegamento con il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) della Commissione europea.

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A supporto ed integrazione delle attivazioni dei livelli territoriali viene istituita dal Dipartimento, in accordo con le Regioni interessate, la Direzione di Comando e Controllo-DICOMAC sul territorio colpito (allestita a Reggio Calabria per l’esercitazione Sisma dello Stretto) per la gestione del coordinamento nazionale. La Regioni gestiscono le proprie risorse, sulla base delle informazioni acquisite dalle Amministrazioni provinciali e comunali ed i relativi centri operativi, attraverso le proprie Sale operative regionali. A livello provinciale i Centri di Coordinamento Soccorsi (CCS) di Reggio Calabria e Messina definiscono la strategia degli interventi di emergenza che comunicano ai rispettivi Centri di Coordinamento di Ambito* (CCA) e ai Centri Operativi Misti (COM) a supporto delle operazioni coordinate dai Centri Operativi Comunali (COC) attivati dai Sindaci dei Comuni coinvolti.

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* I CCA- Centri di Coordinamento di Ambito sono previsti solo nella Regione Calabria

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Nella prima fase, subito dopo l’evento sismico, a livello nazionale opera il Comitato Operativo della protezione civile, attivato presso il Dipartimento della protezione civile. Il Comitato operativo si avvale della Sala Situazione Italia e Monitoraggio del Territorio (SISTEMA), per l’acquisizione delle informazioni provenienti dall’area interessata dall’evento e per mantenere costanti collegamenti con le altre sale operative nazionali, regionali e locali. Presso SISTEMA è presente anche il collegamento con il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) della Commissione europea.
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\r\nA supporto ed integrazione delle attivazioni dei livelli territoriali viene istituita dal Dipartimento, in accordo con le Regioni interessate, la Direzione di Comando e Controllo-DICOMAC sul territorio colpito (allestita a Reggio Calabria per l’esercitazione Sisma dello Stretto) per la gestione del coordinamento nazionale. La Regioni gestiscono le proprie risorse, sulla base delle informazioni acquisite dalle Amministrazioni provinciali e comunali ed i relativi centri operativi, attraverso le proprie Sale operative regionali. A livello provinciale i Centri di Coordinamento Soccorsi (CCS) di Reggio Calabria e Messina definiscono la strategia degli interventi di emergenza che comunicano ai rispettivi Centri di Coordinamento di Ambito* (CCA) e ai Centri Operativi Misti (COM) a supporto delle operazioni coordinate dai Centri Operativi Comunali (COC) attivati dai Sindaci dei Comuni coinvolti.
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\r\n* I CCA- Centri di Coordinamento di Ambito sono previsti solo nella Regione Calabria

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Il Comitato Operativo assicura la direzione unitaria e il coordinamento delle attività di emergenza. Si riunisce presso il Dipartimento della Protezione Civile, è presieduto dal Capo del Dipartimento ed è composto da rappresentanti di Componenti e Strutture operative del sistema di protezione civile.

\n

Ha l'obiettivo di valutare le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all'emergenza, definire le strategie di intervento e coordinare in un quadro unitario gli interventi di tutte le amministrazioni ed enti interessati al soccorso.

\n

Composizione. Comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile e Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Croce rossa italiana, strutture del Servizio sanitario nazionale, Organizzazioni nazionali di volontariato, Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, Capitanerie di porto, Ispra - Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche, Enea – Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l’ambiente, Conferenza unificata. Partecipano inoltre rappresentanti di società di servizi e aziende, es. Autostrade per l’Italia, Ferrovie dello Stato, Enel. Possono poi essere convocati anche rappresentanti di istituzioni regionali e locali di protezione civile interessate da specifiche emergenze.

\n

Funzionamento. Il Comitato dura in carica tre anni. Viene convocato dal Capo Dipartimento o da un suo delegato e opera con la presenza di almeno la metà più uno dei componenti. Nei casi di urgenza o emergenza il Comitato può operare anche con la presenza dei rappresentanti del Dipartimento, Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Corpo forestale, Croce rossa, Capitanerie di Porto, Servizio sanitario nazionale e Enea.

\n

Il Comitato operativo è stato istituito dalla legge n. 225 del 1992, all'art. 10 ed è regolamentato dall'articolo 14 del Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018.

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Il Comitato Operativo assicura la direzione unitaria e il coordinamento delle attività di emergenza. Si riunisce presso il Dipartimento della Protezione Civile, è presieduto dal Capo del Dipartimento ed è composto da rappresentanti di Componenti e Strutture operative del sistema di protezione civile.

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Ha l'obiettivo di valutare le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all'emergenza, definire le strategie di intervento e coordinare in un quadro unitario gli interventi di tutte le amministrazioni ed enti interessati al soccorso.

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Composizione. Comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile e Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Croce rossa italiana, strutture del Servizio sanitario nazionale, Organizzazioni nazionali di volontariato, Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, Capitanerie di porto, Ispra - Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche, Enea – Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l’ambiente, Conferenza unificata. Partecipano inoltre rappresentanti di società di servizi e aziende, es. Autostrade per l’Italia, Ferrovie dello Stato, Enel. Possono poi essere convocati anche rappresentanti di istituzioni regionali e locali di protezione civile interessate da specifiche emergenze.

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Funzionamento. Il Comitato dura in carica tre anni. Viene convocato dal Capo Dipartimento o da un suo delegato e opera con la presenza di almeno la metà più uno dei componenti. Nei casi di urgenza o emergenza il Comitato può operare anche con la presenza dei rappresentanti del Dipartimento, Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Corpo forestale, Croce rossa, Capitanerie di Porto, Servizio sanitario nazionale e Enea.

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Il Comitato operativo è stato istituito dalla legge n. 225 del 1992, all'art. 10 ed è regolamentato dall'articolo 14 del Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018.

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Durante l’esercitazione vengono attivate le Reti Radio Regionali presenti sul territorio coinvolto per garantire le comunicazioni tra i vari centri di coordinamento attivati. Inoltre, viene testata la risposta del sistema di telecomunicazioni di emergenza nazionale tramite l’impiego della Rete Radio Nazionale (RRN), i moduli TLC (allestimento ad hoc di servizi tecnologici con personale qualificato), la Rete Radio HF.

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Durante l’esercitazione vengono attivate le Reti Radio Regionali presenti sul territorio coinvolto per garantire le comunicazioni tra i vari centri di coordinamento attivati. Inoltre, viene testata la risposta del sistema di telecomunicazioni di emergenza nazionale tramite l’impiego della Rete Radio Nazionale (RRN), i moduli TLC (allestimento ad hoc di servizi tecnologici con personale qualificato), la Rete Radio HF.

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Una working area è allestita a Reggio Calabria, presso l’“ex caserma 208”, per simulare l’attività di soccorso tecnico urgente. In quest’area viene sperimentata l’attività di ricerca e recupero di una persona sotto le macerie con tecniche di derivazione Speleo Alpinistica Fluviale e il soccorso di una persona con disabilità motoria.

\n

A Messina, nel plesso Ex ospedale Margherita, viene realizzata una working area per la simulazione di attività di ricerca e soccorso in uno scenario urbano (USAR - Urban Search And Rescue) mediante Unità cinofile della Guardia di Finanza e di squadre dei Vigili del Fuoco. Sempre nel Comune di Messina, viene simulata l’attività di soccorso tecnico urgente in notturna a seguito di un incidente ferroviario causato dall’arresto di un treno nella galleria ferroviaria dei Peloritani.

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Una working area è allestita a Reggio Calabria, presso l’“ex caserma 208”, per simulare l’attività di soccorso tecnico urgente. In quest’area viene sperimentata l’attività di ricerca e recupero di una persona sotto le macerie con tecniche di derivazione Speleo Alpinistica Fluviale e il soccorso di una persona con disabilità motoria.
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\r\nA Messina, nel plesso Ex ospedale Margherita, viene realizzata una working area per la simulazione di attività di ricerca e soccorso in uno scenario urbano (USAR - Urban Search And Rescue) mediante Unità cinofile della Guardia di Finanza e di squadre dei Vigili del Fuoco. Sempre nel Comune di Messina, viene simulata l’attività di soccorso tecnico urgente in notturna a seguito di un incidente ferroviario causato dall’arresto di un treno nella galleria ferroviaria dei Peloritani.

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A Reggio Calabria, una working area è dedicata alla simulazione delle operazioni di recupero e messa in sicurezza di Beni Culturali presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria e la Cattedrale Metropolitana di Maria Santissima Assunta in Cielo, grazie al coordinamento tra Segretariato Regionale del Ministero dei Beni Culturali, il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco.  Sempre presso il capoluogo calabro vengono simulate le attività di messa in sicurezza della Chiesa di San Giorgio.

\n

A Messina un team composto da Vigili del Fuoco, Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, personale comunale e volontari provvede a rimuove e mettere in sicurezza manufatti di interesse storico artistico presenti all’interno del Forte San Salvatore.

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A Reggio Calabria, una working area è dedicata alla simulazione delle operazioni di recupero e messa in sicurezza di Beni Culturali presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria e la Cattedrale Metropolitana di Maria Santissima Assunta in Cielo, grazie al coordinamento tra Segretariato Regionale del Ministero dei Beni Culturali, il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco.  Sempre presso il capoluogo calabro vengono simulate le attività di messa in sicurezza della Chiesa di San Giorgio.

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A Messina un team composto da Vigili del Fuoco, Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, personale comunale e volontari provvede a rimuove e mettere in sicurezza manufatti di interesse storico artistico presenti all’interno del Forte San Salvatore.

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Durante l’esercitazione vengono allestite un’area di ammassamento a Campo Calabro, come campo base per i Vigili del Fuoco, e un’area di ammassamento a Reggio Calabria, per ospitare i soccorritori volontari. Sempre in Calabria, a Bova Marina, viene realizzata un’area di accoglienza per la popolazione colpita dall’evento, da parte delle colonne mobili delle Regioni Calabria e Campania. In quest’area viene attivato il Sistema DESIGNA per organizzare l’accoglienza della popolazione e viene censita la popolazione fragile con scheda Svei. A Messina, in località San Filippo Palarescifina, vengono invece realizzate: un’area di ammassamento destinata a ospitare Vigili del Fuoco e volontari di protezione civile e un’area di accoglienza per la popolazione, allestita dalla Regione Siciliana e dal Comune di Messina. In quest’ultima, vengono sperimentate attività di assistenza alla popolazione vulnerabile con scheda SVEI.

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Durante l’esercitazione vengono allestite un’area di ammassamento a Campo Calabro, come campo base per i Vigili del Fuoco, e un’area di ammassamento a Reggio Calabria, per ospitare i soccorritori volontari. Sempre in Calabria, a Bova Marina, viene realizzata un’area di accoglienza per la popolazione colpita dall’evento, da parte delle colonne mobili delle Regioni Calabria e Campania. In quest’area viene attivato il Sistema DESIGNA per organizzare l’accoglienza della popolazione e viene censita la popolazione fragile con scheda Svei. A Messina, in località San Filippo Palarescifina, vengono invece realizzate: un’area di ammassamento destinata a ospitare Vigili del Fuoco e volontari di protezione civile e un’area di accoglienza per la popolazione, allestita dalla Regione Siciliana e dal Comune di Messina. In quest’ultima, vengono sperimentate attività di assistenza alla popolazione vulnerabile con scheda SVEI.

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In caso di emergenza, le persone coinvolte possono trovarsi ad affrontare, tra le tante difficoltà, anche quella di lasciare la propria casa. Le forme di  assistenza alla popolazione più comuni spaziano dalle tende, all’alloggio in strutture alberghiere, all’erogazione di contributi per l’autonoma sistemazione.

\n

Gli Enti chiamati a governare queste situazioni di emergenza si trovano, quindi, a gestire numerose e complesse attività che vanno dall’individuazione delle forme di assistenza più idonee, alla verifica del diritto a beneficiarne, dall’erogazione dei contributi, al pagamento delle strutture ricettive, alla rendicontazione agli Enti sovraordinati.

\n

La decisione di sviluppare un Sistema che supportasse la gestione delle diverse forme di assistenza, fornite ai cittadini a seguito di emergenze, è stata presa, nel corso del 2010, a valle dell’emergenza terremoto in Abruzzo del 2009.

\n

Designa è nato, dunque, per fornire un supporto univoco ed efficace ai singoli operatori, ai gestori delle strutture ricettive ed ai decisori, consentendo loro di avere un quadro complessivo e costantemente aggiornato della situazione e migliorando sensibilmente la gestione complessiva dell’emergenza, con generali ricadute positive.

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In caso di emergenza, le persone coinvolte possono trovarsi ad affrontare, tra le tante difficoltà, anche quella di lasciare la propria casa. Le forme di  assistenza alla popolazione più comuni spaziano dalle tende, all’alloggio in strutture alberghiere, all’erogazione di contributi per l’autonoma sistemazione.

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Gli Enti chiamati a governare queste situazioni di emergenza si trovano, quindi, a gestire numerose e complesse attività che vanno dall’individuazione delle forme di assistenza più idonee, alla verifica del diritto a beneficiarne, dall’erogazione dei contributi, al pagamento delle strutture ricettive, alla rendicontazione agli Enti sovraordinati.

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La decisione di sviluppare un Sistema che supportasse la gestione delle diverse forme di assistenza, fornite ai cittadini a seguito di emergenze, è stata presa, nel corso del 2010, a valle dell’emergenza terremoto in Abruzzo del 2009.

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Nato dall’emergenza terremoto in Abruzzo del 2009 per supportare la gestione dell'assistenza alla popolazione

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Durante le attività esercitative, viene testata, per posti di comando, l’attivazione delle colonne mobili regionali. In particolare, nella Provincia di Reggio Calabria, a Bova Marina, è previsto il reale arrivo della Colonna mobile della Regione Campania, a fianco della Colonna mobile della Regione Calabria, mentre in Sicilia vengono attivate le colonne mobili provinciali della regione Siciliana gemellate con i comuni del messinese. È inoltre coinvolta la colonna mobile della Regione Marche con l’effettivo impiego del modulo Telecomunicazioni presso l’area di accoglienza della popolazione allestita a Palarescifina (ME).

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Durante le attività esercitative, viene testata, per posti di comando, l’attivazione delle colonne mobili regionali. In particolare, nella Provincia di Reggio Calabria, a Bova Marina, è previsto il reale arrivo della Colonna mobile della Regione Campania, a fianco della Colonna mobile della Regione Calabria, mentre in Sicilia vengono attivate le colonne mobili provinciali della regione Siciliana gemellate con i comuni del messinese. È inoltre coinvolta la colonna mobile della Regione Marche con l’effettivo impiego del modulo Telecomunicazioni presso l’area di accoglienza della popolazione allestita a Palarescifina (ME).

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Geologi degli ordini professionali regionali di Calabria e Sicilia effettuano sopralluoghi tecnici nell’area di Reggio Calabria per la verifica di dissesti legati a frane sismo-indotte sulla rete viaria provinciale e comunale e per controlli tecnici nell’area di Capo Peloro (ME) a seguito del maremoto. Nella Provincia di Reggio Calabria sono previsti sopralluoghi per verificare l’idoneità delle aree nelle quali verrebbero allestite SAE-Soluzioni Abitative in Emergenza e strutture scolastiche provvisorie.

\n

È prevista, in diversi Comuni delle due Regioni, l’installazione della strumentazione utile alla rete RAN-DPC per registrare la risposta del territorio al terremoto e alla rete OSS-DPC per il monitoraggio delle costruzioni di proprietà pubblica.

\n

Nel Comune di Milazzo personale del Dipartimento della protezione civile, della Regione Siciliana, dei Vigili del Fuoco, della raffineria e della Capitaneria di Porto locale sperimentano la gestione di un incidente Natech cioè  di un incidente tecnologico in un impianto industriale per effetto di evento sismico e di maremoto.

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È prevista, in diversi Comuni delle due Regioni, l’installazione della strumentazione utile alla rete RAN-DPC per registrare la risposta del territorio al terremoto e alla rete OSS-DPC per il monitoraggio delle costruzioni di proprietà pubblica.

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Nel Comune di Milazzo personale del Dipartimento della protezione civile, della Regione Siciliana, dei Vigili del Fuoco, della raffineria e della Capitaneria di Porto locale sperimentano la gestione di un incidente Natech cioè  di un incidente tecnologico in un impianto industriale per effetto di evento sismico e di maremoto.

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La Ran - Rete Accelerometrica Nazionale, è una rete di monitoraggio che registra la risposta del territorio italiano al terremoto, in termini di accelerazioni del suolo.

\n

I dati prodotti permettono di descrivere nel dettaglio lo scuotimento sismico nell’area dell’epicentro, consentono di stimare gli effetti attesi sulle costruzioni e sulle infrastrutture, sono utili per gli studi di sismologia e di ingegneria sismica e possono contribuire a definire l'azione sismica da applicare nei calcoli strutturali per la ricostruzione.

\n

La Ran è distribuita sull’intero territorio nazionale, con maggiore densità nelle zone ad alta sismicità. La rete è gestita da personale specializzato del Servizio Rischio Sismico dell'Ufficio attività tecnico-scientifiche per la prevenzione e previsione dei rischi del Dipartimento della Protezione Civile.

\n

Attuale configurazione
\nLa RAN attualmente è costituita da 647 postazioni digitali provviste di un accelerometro, un digitalizzatore, un modem/router con un'antenna per trasmettere i dati digitalizzati via GPRS ed un ricevitore GPS per associare al dato il tempo universale UTC e per misurare la latitudine e longitudine della postazione. Di queste 647 postazioni,234 sono inserite all’interno di cabine di trasformazione elettrica di Enel Distribuzione e 413 sono posizionate su terreni di proprietà pubblica (dati aggiornati a febbraio 2022).

\n

I dati affluiscono al server centrale della Ran nella sede del Dipartimento della Protezione Civile, dove vengono acquisiti ed elaborati in maniera automatica per ottenere una stima dei principali parametri descrittivi della scossa sismica.

\n

Al database della Ran affluiscono in tempo quasi reale i dati provenienti da altre reti accelerometriche di proprietà pubblica, in base a intese programmatiche e a convenzioni. I parametri e le forme d’onda sono archiviati automaticamente nel database centrale e sono poi resi disponibili su questo sito: ran.protezionecivile.it.

\n

Il database della Ran è consultabile con il collegamento presente tra i link esterni. 
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In evidenza

\n

Terremoto Pollino del 25 ottobre 2012: primo rapporto “Strong motion dataset”
Terzo rapporto \"The Emilia thurst earthquake of May 2012 (Northern Italy) - strong motion dataset\"
Secondo rapporto: \"The Ferrara arc thrust earthquakes of May-June 2012 (Northern Italy): strong motion and geological observations\"
Primo rapporto “The Emilia thrust earthquake of 20 May 2012 (Northern Italy): strong motion and geological observations”
Evento sismico del 29 maggio 2012 delle ore 7:00 di Ml 5.8 nella Pianura Padana
Evento sismico del 20 maggio 2012 delle ore 2:03 di Ml 5.9 nella Pianura Padana
Evento sismico del 20 maggio 2012 delle ore 13:18 di Ml 5.1 nella Pianura Padana  

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La Ran - Rete Accelerometrica Nazionale, è una rete di monitoraggio che registra la risposta del territorio italiano al terremoto, in termini di accelerazioni del suolo.
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\r\nLa Ran è distribuita sull’intero territorio nazionale, con maggiore densità nelle zone ad alta sismicità. La rete è gestita da personale specializzato del Servizio Rischio Sismico dell'Ufficio attività tecnico-scientifiche per la prevenzione e previsione dei rischi del Dipartimento della Protezione Civile.
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\r\nAttuale configurazione
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\r\nI dati affluiscono al server centrale della Ran nella sede del Dipartimento della Protezione Civile, dove vengono acquisiti ed elaborati in maniera automatica per ottenere una stima dei principali parametri descrittivi della scossa sismica.
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\r\nAl database della Ran affluiscono in tempo quasi reale i dati provenienti da altre reti accelerometriche di proprietà pubblica, in base a intese programmatiche e a convenzioni. I parametri e le forme d’onda sono archiviati automaticamente nel database centrale e sono poi resi disponibili su questo sito: ran.protezionecivile.it.
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\r\nIl database della Ran è consultabile con il collegamento presente tra i link esterni. 
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In evidenza

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Terremoto Pollino del 25 ottobre 2012: primo rapporto “Strong motion dataset”
\r\nTerzo rapporto \"The Emilia thurst earthquake of May 2012 (Northern Italy) - strong motion dataset\"
\r\nSecondo rapporto: \"The Ferrara arc thrust earthquakes of May-June 2012 (Northern Italy): strong motion and geological observations\"
\r\nPrimo rapporto “The Emilia thrust earthquake of 20 May 2012 (Northern Italy): strong motion and geological observations”
\r\nEvento sismico del 29 maggio 2012 delle ore 7:00 di Ml 5.8 nella Pianura Padana
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In riferimento allo scenario di evento, i gestori delle singole infrastrutture (ANAS, CAS – Consorzio Autostrade Siciliane, RFI) applicano le procedure che prevedono il blocco della viabilità e l’avvio delle verifiche speditive, i cui esiti devono essere resi disponibili entro poche ore. A seguito delle prime verifiche è possibile stabilire se è consentito il transito dei mezzi di soccorso sul territorio o valutare la definizione di percorsi di accesso alternativi. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco provvede nel frattempo a individuare e perimetrare le zone rosse nei territori colpiti. In particolare, durante l’esercitazione verrà definita la zona rossa nel Comune di Reggio Calabria.

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In riferimento allo scenario di evento, i gestori delle singole infrastrutture (ANAS, CAS – Consorzio Autostrade Siciliane, RFI) applicano le procedure che prevedono il blocco della viabilità e l’avvio delle verifiche speditive, i cui esiti devono essere resi disponibili entro poche ore. A seguito delle prime verifiche è possibile stabilire se è consentito il transito dei mezzi di soccorso sul territorio o valutare la definizione di percorsi di accesso alternativi. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco provvede nel frattempo a individuare e perimetrare le zone rosse nei territori colpiti. In particolare, durante l’esercitazione verrà definita la zona rossa nel Comune di Reggio Calabria.

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Per le attività esercitative, sia a Reggio Calabria che a Messina, è previsto il telerilevamento degli specchi d’acqua e delle zone costiere interessate dal potenziale maremoto per scongiurare qualsiasi forma di inquinamento a seguito dei danni alle infrastrutture. Inoltre, sono simulate attività di soccorso in mare mediante l’impiego di unità navali della Guardia Costiera nelle aree in prossimità della costa potenzialmente colpita dal maremoto. In particolare, a Reggio Calabria, è simulato il trasferimento della colonna mobile della Regione Campania dal porto di Gioia Tauro al porto di Reggio Calabria con l’imbraco sulla nave San Marco/San Giusto. Sempre a Reggio, la Nave Ticino viene utilizzata per la fornitura di acqua potabile al servizio idrico locale. Nel porto di Villa San Giovanni è organizzato il coordinamento delle attività di soccorso e trasporto di passeggeri (in particolare quelli a bordo del traghetto FSI danneggiato a seguito degli effetti del maremoto).

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A Messina, il coordinamento delle attività di assistenza sanitaria e la gestione di evacuazioni mediche (MEDEVAC) è assicurato con mezzi e locali di bordo della nave Etna. Sempre in Sicilia, la nave Diciotti della Guardia Costiera si occupa del trasporto della Colonna Mobile Regionale del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco dal porto di Milazzo al porto di Messina per aggirare le potenziali criticità che potrebbero verificarsi sulla viabilità stradale e consentire un celere intervento dei soccorritori. In prossimità del tratto di mare nel comune di Letojanni, viene simulata infine l’attività di recupero di un naufrago da parte della Nucleo Subacquei della Guardia Costiera con successivo elitrasporto.

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Per le attività esercitative, sia a Reggio Calabria che a Messina, è previsto il telerilevamento degli specchi d’acqua e delle zone costiere interessate dal potenziale maremoto per scongiurare qualsiasi forma di inquinamento a seguito dei danni alle infrastrutture. Inoltre, sono simulate attività di soccorso in mare mediante l’impiego di unità navali della Guardia Costiera nelle aree in prossimità della costa potenzialmente colpita dal maremoto. In particolare, a Reggio Calabria, è simulato il trasferimento della colonna mobile della Regione Campania dal porto di Gioia Tauro al porto di Reggio Calabria con l’imbraco sulla nave San Marco/San Giusto. Sempre a Reggio, la Nave Ticino viene utilizzata per la fornitura di acqua potabile al servizio idrico locale. Nel porto di Villa San Giovanni è organizzato il coordinamento delle attività di soccorso e trasporto di passeggeri (in particolare quelli a bordo del traghetto FSI danneggiato a seguito degli effetti del maremoto).

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A Messina, il coordinamento delle attività di assistenza sanitaria e la gestione di evacuazioni mediche (MEDEVAC) è assicurato con mezzi e locali di bordo della nave Etna. Sempre in Sicilia, la nave Diciotti della Guardia Costiera si occupa del trasporto della Colonna Mobile Regionale del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco dal porto di Milazzo al porto di Messina per aggirare le potenziali criticità che potrebbero verificarsi sulla viabilità stradale e consentire un celere intervento dei soccorritori. In prossimità del tratto di mare nel comune di Letojanni, viene simulata infine l’attività di recupero di un naufrago da parte della Nucleo Subacquei della Guardia Costiera con successivo elitrasporto.

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